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Descrizione
Il 27 marzo 2010, in occasione di una delle giornate di Primavera del Fai, si è tenuta l'inaugurazione del castello di epoca arabo-normanna dopo i lavori di restauro che hanno riportato all'antico splendore il maniero e la sua storia.
Dopo più di 200 anni hanno visto la luce pavimenti, muri, decorazioni, graffiti che nemmeno i più ottimisti pensavano potessero riemergere da un passato secolare. Chi aveva memoria del castello, delle escursioni e degli aquiloni, dovrebbe fare un profondo reset e sintonizzarsi su un’altra frequenza, perché quello che finora hanno restituito gli scavi è tutt’altra cosa. Le foto possono dare solo una piccola idea. Quello che si incontra appena superata la rampa di accesso, è un ampio ingresso pavimentato con pietre sagomate che si chiude con un colonnato a 4 colonne. E poi, inaspettatamente, i graffiti risalenti al 1700, dentro una segreta dove erano reclusi delinquenti comuni e dissidenti: incisioni o scritte con carboncino che indicano date, cognomi, rudimentali calendari, messaggi lasciati ai posteri su fustigazioni e percosse, croci cristiane e palme. Una evidenza tutta da scoprire. Ciò che ha fatto venire in rilievo questa prima campagna di restauri è che occorreranno nuovi finanziamenti per portare alla luce l’immenso patrimonio che, paradossalmente, i crolli e le macerie accumulate hanno salvaguardato.
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Prezzi ed orari
Come raggiungere
SS121, in direzione Agrigento, uscita MISILMERI/BELMONTE MEZZAGNO.
Imbocca la SP77 (C.so Scarpello), imbocca P.zza Comitato 1860, prendi la prima a sinistra in direzione di via Giuseppe Verdi e poi via Castello.
Recensioni
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Storia
Il Castello dell'Emiro è costituitio da una torre poligonale, alcune volte a crociera sostenute da colonne angolari e tratti di cortine murarie, il tutto arroccato su di una rupe. Del castello si hanno poche notizie certe:la sua antica struttura rientrava nel piano di controllo territoriale arabo ed era costituita da una torre successivamente attorniata da mura; nei pressi del castello nel 1068 si combatté un'ardua battaglia tra Arabi e Normanni per la conquista del luogo, vinta poi dai francesi.
Il Castello fu donato dal già citato Ruggero Altavilla all'ammiraglio Giorgio d'Antiochia che a sua volta lo donò alla diocesi di Palermo per poi finire in mano della famiglia dei Chiaramonte a partire dal 1340, famiglia che apportò alcune modifiche al castello, a partire da un'ulteriore cortina di mura concentriche e la cappella dedicata a Sant'Antonio, oggi poco visibile. Occorre arrivare nel 1800 quando si ebbe l'abolizione del baronaggio, e la conseguente mancanza di nuovi proprietari per questo sito che vide così un lento ma inesorabile declino ad opera degli stessi abitanti del luogo, ignari della sua importanza storica e turistica.
L'Emiro Giafar II
«L'islamismo, nell'incitare gli arabi a continue e violente guerre religiose espansionistiche, nell'827 d.C. strappò, nel nome di Allah e di Maometto suo Profeta, al cristianesimo bizantino la Sicilia, che venne dominata per oltre due secoli fino alla conquista normanna.- In quel periodo in Sicilia si evidenziò una gagliarda figura di Emiro, Giafar II, che tra gli undici che la governarono fu, forse, quello che più amò l'isola sicuramente per il suo clima mite e per la sua selvaggia, incontaminata bellezza naturale.- La considerazione scaturisce dal fatto che egli nei suoi ventidue anni di governo, dal 996 al 1018, fece costruire nel territorio misilmerese, sulla Rocca che sovrasta la cittadina, uno splendido castello di cui oggi, purtroppo, per naturale e lenta corrosione del tempo e l'incuria inopinata degli uomini, ne rimane un suggestivo rudere il cui profilo si staglia nel cielo, caratterizzandone il luogo.- Ben presto alle falde della Rocca, sotto il Castello dominante, sorse un villaggio che venne denominato "Villaggio dell'Emiro", che in lingua araba si pronuncia "Menzel - El - Emir", da cui derivò poi l'attuale denominazione di Misilmeri.- Pertanto l'Emiro Giafar II, oggi, lo si può, a ragion veduta, considerare il fondatore di Misilmeri.- Non esisterebbe, infatti, oggi, Misilmeri e la sua gente se Giafar II, allora, non si fosse innamorato del luogo e non avesse deciso di farvi costruire la sua dimora.- Per creare l'immagine dell'Emiro Giafar, considerato che non può esistere immagine alcuna dello stesso, dato che il Corano impone il divieto della riproduzione della figura umana, mi sono ispirato ai bei volti della gioventù misilmerese, sui quali, ne sono convinto, è impressa la fisionomia araba dall'ampia plasticità dei piani facciali, dall'inciso e regolare profilo, dalla profondità dello sguardo e dal vigoroso atteggiamento.- Giafar II rappresenta anche il periodo della dominazione araba in Sicilia.- Nel costume del suo tempo, modellato con ricchezza di particolari a simboleggiare l'Estetica, il personaggio porta sul petto una "glittica", a forte rilievo trilobato, nella cui cavità è incastonato l'uovo cosmico, simbolo dell'Universo, sul quale sono posti, a rilievo, i famosi "numeri arabi", distribuiti secondo la concezione filosofica dei Pitagorici.-»
Indirizzo: Via Castello 1
Facilities
Se sei interessato a questo spazio per il tuo ristorante/locanda/osteria inviaci una mail a info@icastelli.it