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Descrizione
Il complesso castrale fonda le ragioni della sua collocazione sull’eccezionale valore paesaggistico e strategico di un colle che, scosceso su tre lati, si eleva appena 350 m s.l.m., dista dal litorale poco più di un chilometro, vanta buone potenzialità visive e gode di condizioni climatiche permanentemente miti; solo nel versante orientale, questa cresta digrada più dolcemente prestando la situazione più favorevole al nucleo medievale, ancora fortemente connotato dalla fitta trama del tessuto edilizio e dai tracciati viari che lo innervano adattandosi alle curve di livello e culminando alla fortezza; da quest’ultima si diramavano le mura che circondavano l’insediamento, cortina di cui permane una significativa porta urbica con arcata a sesto acuto. La mole del castello ancora prevarica l’abitato sottostante, malgrado alcune deprecabili soprelevazioni di edifici che si trovano nell’immediato intorno; essa domina sulla vicina fiumara, naturale via di comunicazione verso l’entroterra boschivo, sul probabile sito di kale Akte, insediamento greco-romano, e su un vasto territorio costiero frequentato da secolari attività marinare; rapporti visivi sicuri potevano intrattenersi con la Croce di Santo Stefano, con i castelli di Motta d’Afferm, Marina di Tusa, Serravalle e San Marco d’Alunzio.
La disposizione d’insieme del complesso segue la sommità triangolare del colle che si rastrema in modo più pronunciato verso ovest. Questa giacitura è stata perimetrata da mura e torri; sul fronte orientale, raggiungibile da via Castello, si apre l’unico accesso con un portale neoclassico sovrapposto all’originaria arcata ogivale e mentre nella parte più meridionale del medesimo fronte svetta la cosiddetta “torre dell’orologio”, all’angolo nord gli alti muraglioni celano una cappella a tre navate, plausibilmente subentrata alle strutture di una seconda torre aggettante rispetto al filo delle mura; tale aggetto odiernamente è stato assorbito dall’avanzamento (5 m ca.) di altri corpi di fabbrica addossati all’originaria cortina.
Di contro, la torre situata al centro del lato settentrionale è la meglio conservata poiché reca tracce di ammorsature murarie, di varchi tompagnati aperti sugli originari camminamenti di ronda e, soprattutto, di tre finestrelle a tutto sesto contornate con mattoni di laterizio, composte in un elegante motivo piramidale che si ritrova solo nella facciata occidentale del palazzo normanno; tratti murari di un’ultima torre rimaneggiata a seguito di consistenti crolli si trovano alla cuspide occidentale; il recinto murario appare sporadicamente rifatto o riparato in età posteriore al XII secolo e nel tratto subito ad ovest della torre settentrionale; fino alla torre occidentale, essendo crollato, è stato riproposto a mo’ di parapetto.
In posizione baricentrica rispetto alla cinta, è situato un edificio normanno a due livelli, avente pianta rettangolare con asse maggiore nord-sud (m 21,80 x 9,35); ai suoi lati sono stati addossati in epoche diverse alcuni avancorpi che rivestono completamente il pianterreno e una piccola parte del piano superiore; essi, con gli ultimi restauri (1965 – 1970) hanno subito una rimodulazione mirata ad evidenziare le fabbriche normanne; l’avancorpo addossato alla facciata orientale è diviso in due piani; quello terreno è attraversato da un andito con volta a botte ogivale, in asse con il portale del nucleo originario; quello superiore è composto da un solo vano, giustapposto all’estremità settentrionale, con un’elegante bifora angolare che alla base del piantone reca l’arme Pignatelli, signori di caronia dopo il 1544.
Al pianterreno del medesimo fronte si apre l’accesso principale del palazzo, dato da un grande portale ad ogiva con doppio archivolto scandito dalla bicromia di conci calcarei e di mattoni in laterizio; analogo trattamento è reperibile superiormente in due archivolti quadripartiti da fasce a tutto sesto, progressivamente incassate fino al vano delle rispettive monofore appena ogivali; allo stesso livello si apre una porta finestra, plausibile accesso sublime del piano nobile, sormontata da una ghiera di conci addentellati congiunti a seggiola.
Lo schema distributivo del palazzo si organizza in entrambi i piani attorno a due sale centrali, aperte verso ovest in ampie nicchie ed affiancate simmetricamente verso nord e sud, da altri ambienti; le coperture dei locali al pianterreno sono costituite da volte a botte; negli spessori murari sono stati individuati pozzi di comunicazione con i livelli superiori e canalizzazioni per cisterne. Il piano nobile presenta una più marcata caratterizzazione degli spazi attraverso peculiari soluzioni adoperate nella tecnica muraria, nelle volte e nelle aperture; al centro della sala principale (m 7,70 x 5,54) si apre una grande nicchia (sala cum miniano), dove si staglia il profilo curvilineo dei piedritti e di un’arcata trasversa, posta esattamente al contatto fra l’avancorpo occidentale e il parallelepipedo del palazzo; le sale minori collegate a quella centrale sono sostanzialmente diverse poiché quella a sud è un semplice vano rettangolare (m 4,70 x 7,10) mentre quella a nord si assimila ad un “iwan” sovrastato da una rociera e desinente in una nicchia centrale con catino a muqarnas ed in due laterali con calotte scanalate da fasce ombrelliformi.
Nell’angolo nordorientale del complesso si trova una cappella orientata, divisa in tre navate da pilastri rettangolari che sorreggono archi a sesto acuto; l’edificio, in senso trasversale, si sviluppa in tre campate, con quella più orientale introdotta da arcate e conclusa da absidi in asse con le navate; le due campate occidentali della navata centrale sono coperte da volta a crociera su base quadrata, sistema ribadito e sdoppiato nelle rispettive campate dell’adiacente navatella destra; il santuario è coperto da un rustico tetto ligneo che, spiovendo verso il muro delle absidi, attualmente intercetta l’archivolto del catino centrale, soluzione scaturita dal crollo dell’originaria copertura; sotto la campata orientale, con dimensioni che si approssimano ad essa, si trova una cisterna sormontata da una volta a botte; la datazione della cappella è tutt’oggi materia controversa (Kronig 1977, XII secolo; Bellafiore 1990, Ciotta 1993, post XII secolo).
Tra gli oggetti mobili si segnalano rilievi, statuette e frammenti marmorei di incerta provenienza, opere comunque databili dal XIII al XV secolo.
Tutte le murature consistono di pietrame e di blocchi in arenaria e calcare ma, soprattutto, le pristine strutture e le membrane di maggiore impegno costruttivo sono connotate dalla diffusa utilizzazione di grossi mattoni in laterizio, accorgimento tecnologico e figurativo adoperato anche nelle fabbriche dei monasteri bizantini del Val Demone.
Lo stato di conservazione è buono.
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Storia
Nel 1150 Idrisi parla di Caronia come di “un’antica rocca” presso la quale era stato edificato un nuovo fortilizio. In particolare sosteneva come da Qaruniah cominciava la provincia di Dimnas, puntualizzando che in essa vi era una fortezza di nuova costruzione.
Nel 1228 il castello è indicato nel dizionario geografico di Yaqut; lo stesso autore ricorda i versi del poeta arabo Ibn Qalaqis che, proveniente da Cefalù, sostò a Caronia.
Nel 1272 il Castello è demaniale; vi risiedono un consergius (custode delle carceri) e quattro servientes.
Nel 1273 è castellano di Caronia Jean de Ponce, che ha ai suoi ordini cinque uomini. Un anno dopo il castrum Caronie è censito fra i castelli demaniali ultra Salsum ed è custodito per castellanum scutiferum et servientes quattuor.
Nel XIII secolo Caronia è più volte citata nella documentazione come terra e castello.
Il castello è custodito, nel 1321, da Octinello de Criono per conto di Francesco Ventimiglia.
Nel primo quarto del XIV secolo furono operate riparazioni a varie parti del complesso da parte di Francesco Ventimiglia.
Nel 1338 territori oe castello sono in possesso di Matteo Palizzi.
Nel 1578 Spannocchi nota le miserrime condizioni di vita dei guardiani del castello.
Nel 1584 Camilliani asserisce che il castello, benché ritirato dal litorale, fa ancora guardia di rispondenza.
Nel 1750 ca. l’Amico sostiene che ai suoi tempi si trovava “quasi intero”.
Attualmente è di proprietà privata.
Bibliografia
Castelli medievali di Sicilia, guida agli itinerari castellani dell\'isola; Regione Siciliana Centro Regionale per l\'Inventario la Catalogazione e la Documentazione dei Beni Culturali e Ambientali.
Indirizzo: Centro Urbano, Via Castello
Facilities
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