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Descrizione
Fulcro delle origini del comune di Santa Ninfa (Tp), sorge alle pendici di una collina in cui i resti di antica necropoli Sikania, ne esalta la sua particolarità e bellezza; di stile neogotico con forte richiamo alla dominazione saracena, è riportata in diversi testi e trattati della dominazione araba; lo stesso castello (impropriamente chiamato così) viene anche citato ne "il gattopardo".
Di indiscussa bellezza e fattezze, riportato al suo antico splendore da recenti restauri, è oggi meta e ritrovo di molte persone, sia per la degustazione delle pietanze autoctone, sia come punto di partenza per escursioni a piedi e/o a cavallo.
El Drisi cartografo arabo, nella sua geografia, per indicarne l'ubicazione e la perfetta sinergia tra paesaggio ed interesse, lo commentò scrivendo "... v'è un possedimento sito su di una collina da dove guardando verso Sud è possibile vedere dove il mare africo bacia quello di occidente..."
Notizie aggiuntive e luoghi di interesse in loco:
- grotta carsita gestita da Lega Ambiente (visitabile su prenotazione);
- Rifugio e museo autoctono della Guardia Forestale con possibilità di bivacco;
- Necropoli Sikana (4 sec. a.C.);
- ruderi di Gibellina, dove nel periodo estivo si rappresentano le Orestiadi.
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Prezzi ed orari
Come raggiungere
Autostrada A29 Palermo - Mazara del Vallo, uscita di Santa Ninfa. Procedere verso il comune di Santa Ninfa (circa 5 km); successivamente seguite le indicazioni per i "ruderi di Gibellina". All'uscita del comune (lato Nord - Via Gibellina) percorrere circa ancora km 5,6 (lungo il percorso il sito sarà immediatamente visibile). Giunto nei pressi di una centrale elettrica, svoltate sulla sinistra seguendo la nutrita cartellononistica presente in zona.
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Storia
Il castello di Rampinzeri, il cui toponimo è improprio, sorge nel territorio del comune di Santa Ninfa (Tp) ad un altezza di circa 500 mt/slm, alle pendici del Monte Finestrelle che lo sovrasta con la sua necropoli sicana.Le origini di questo sito, di indubbio interesse storico ed autoctono, vanno ricercate nell'antichissimo libro di geografia dell'arabo mazzarese Esseripfo Essakali o più noto come il geografo “Nubiense”, intorno all' era egira 548, corrispondente all'anno 1132 dell'era volgare.In detto libro si cita la presenza di un casale (più probabilmente parte integrante di un vasto feudo) con denominazione saracena RAHAL-al-MERAT che, tradotto, dovrebbe risultare “Casale della donna”.
La presenza di questo “casale” è per altro confermata nell'opera “Res arabicum quae ad historiam siculam espectant ampla collectio” (foglio 120) del canonico Rosario di Gregorio, uomo illustre mazzarese che tradusse il già citato testo.Di questo sito, che fino al 1800 fu proprietà della famiglia Giardina Bellacera, si perdono le tracce fino al secolo 1600-1700, quando fu ricostruito sui resti di quello che restava di quel casale; da allora subì diverse trasformazioni fino al 1800 integrando tra i tanti lavori e rifacimenti, ammodernamenti ed ampliamenti; in quello stesso secolo il castello fu acquistato dalla famiglia de Stefani.Il sito in esame viene anche menzionato ne “Il gattopardo”, dove si cita appunto il castello e la sua particolare posizione strategica; difatti nel 1937 il monarca Vittorio Emanuele III, Umberto I, il duca Amedeo d'Aosta, lo Stato Magiore ed il capo del governo Benito Mussolini, furono testimoni delle grandi manovre tenutesi dall'allora Regio Esercito nella valle del Belice; all'uopo, una lapide commemorativa è presente sulla parte frontale del sito.
Di stile neogotico con forte richiamo ai tratti saraceni, si contraddistingue anche in lontananza per la sua forma allungata del frontale in doppio contrasto; sebbene sulla sua facciata siano presenti dei merli, questo sito non è da considerarsi una fortezza o sito da difesa. Degna di menzione è un piccola torretta di avvistamento posta su di una collinetta sita a cento metri a ponente rispetto al fulcro del castello, tutt'oggi in ottimo stato di conservazione.Il plesso si compone di un chiosco interno dove affacciano le stanze patronali, un frontale, un'ampia stalla, magazzini, granai e dei tuguri che forse erano la dimora della servitù o verosimilmente dei contadini alle dipendenze del castello. E' presente anche un piccola cappella di famiglia e dagli atti della curia di Mazara del Vallo, sembra che in quei tempi fosse stato assegnato anche un prelato.Il sisma del 1968 ha reso praticamente inagibile buona parte del plesso, ma in epoche più recenti, prima da parte dei de Stefani e successivamente con l'acquisto dell'immobile (anno 2008-2009) da parte del Comune di Santa Ninfa ed il suo successivo restauro, il castello RAMPINZERI è tornato al suo antico splendore.Attualmente il sito ospita un rinomato centro ippico ed un accogliente agriturismo con una modesta capacità ricettiva, nonché la sede della locale Lega Ambiente.Sono in corso ulteriori restauri per riportare al suo antico splendore e la cappella in stile neogotico e i restanti edifici ivi presenti.
Claudio BARRA
a.D. 2010
Indirizzo: Santa Ninfa
Facilities
Se sei interessato a questo spazio per il tuo ristorante/locanda/osteria inviaci una mail a info@icastelli.it