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Descrizione
Il Castello di Rivoli costituisce un originale contesto architettonico per le opere d'arte contemporanea, patrimonio del Museo di Arte Contemporanea che qui ha sede dal 1984. Il Dipartimento educazione del Museo propone visite guidate, percorsi e laboratori rivolti alle scuole, suddivisi per tipologie di pubblico e fasce d'età, nonché corsi di formazione per insegnanti.
I percorsi didattici hanno come elemento centrale lo studio dell'arte contemporanea con la finalità di renderla familiare anche a un pubblico non esperto. In questo senso sono stati attivati laboratori didattici tematici che prendono spunto dalle opere degli autori esposti nelle sale del Castello. Le attività didattiche interessano anche la storia: in questo caso è la residenza sabauda stessa, con le sue fantasmagorie dal gusto barocco, a ispirare le iniziative del Museo.
Nelle affascinanti sale del castello, le opere dei maggiori protagonisti dell’arte contemporanea, un museo unico al mondo per ricchezza e originalità.
Appena fuori città, all'imbocco della val di Susa, sorge il Castello di Rivoli. Esso offre al visitatore una ricca raccolta che documenta le ultime tendenze artistiche con opere di maestri quali Sol Lewitt e Richard Long, di protagonisti dell'Arte Povera quali Michelangelo Pistoletto, della Transavanguardia, di artisti come Maurizio Cattelan e Vanessa Beecroft per arrivare fino alle ultime generazioni.
La vita del museo è animata da un programma di mostre temporanee di livello internazionale. Aperto al pubblico nel 1978, il Museo ha in breve tempo conquistato un posto di rilievo nel panorama internazionale dell'arte contemporanea e svolge numerose attività educative sia al suo interno sia sul territorio nazionale. Senza dubbio spettacolare è anche la sede che accoglie il museo: un'imponente residenza sabauda barocca che svetta sull'ultima propaggine della morena della val di Susa e che dall'alto domina la pianura.
La manica lunga del seicentesco edificio attiguo al Castello, nei suoi 140 m di lunghezza, accoglie oggi le esposizioni temporanee.
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Prezzi ed orari
Come raggiungere
Il Museo ha istituito, in collaborazione con il Gruppo Torinese Trasporti, un servizio
navetta diretto che collega il capolinea della Metropolitana stazione Fermi (nel Comune
di Collegno) alla sede del Museo d’Arte Contemporanea, con cinque corse in andata e
altrettante al ritorno tutti i giorni escluso i giorni di chiusura del Museo. Durata del
viaggio 30 minuti circa.
Orario corse in partenza dal capolinea metro Fermi per il Castello di Rivoli: H 9.00
10.30 11.30 14.25 16.00
Orario corse in partenza dal Castello di Rivoli per il capolinea metro Fermi: H 11.00
12.00 13.30 15.30 17.05
o Trasporti pubblici da Torino: con metropolitana direzione Fermi, fermata Paradiso a
Collegno; dall’uscita della fermata Paradiso autobus n° 36 fino al capolinea di Rivoli. Da
qui il Museo si raggiunge con il servizio di navetta n° 36 o con una passeggiata di 15
minuti circa nel centro storico.
o Trasporti pubblici da Rivoli: con navetta n° 36 da Piazza Martiri della Libertà (Rivoli) al
Castello di Rivoli e ritorno.
o Autostrade: in uscita da tutte le autostrade seguire le indicazioni T4 Frejus, uscita
Rivoli.
GTT – Gruppo Torinese Trasporti Numero Verde 800.019.152 www.gtt.to.it
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Storia
Il Castello di Rivoli sorge sui resti di un antico castello medievale, che era stato rimaneggiato da Emanuele Filiberto per essere adattato a residenza della Casa Sabauda. All'inizio del Seicento Carlo Emanuele I, che a Rivoli era nato, volle edificare sul luogo un grande palazzo, al cui progetto lavorò anche Ascanio Vittozzi, ma che fu costruito da Carlo di Castellamonte. Descritto sul Theatrum Sabaudiae, il complesso di Rivoli vi è illustrato da due immagini che mostrano, a lato della residenza coronata da quattro torri angolari, un lungo edificio, la Pinacoteca del duca, quella che oggi conosciamo con il nome di Manica Lunga.
Nel 1693, durante la guerra contro i francesi, il Castello fu incendiato dalle truppe di Catinat e venne in parte distrutto. Per ricondurre la residenza di Rivoli al ruolo di dignità sovrana Filippo Juvarra progettò per Vittorio Amedeo II una reggia grandiosa che avrebbe dovuto competere con la magnificenza delle corti europee. Il progetto, del 1718, non fu portato a termine e la costruzione si arrestò a circa un terzo di quanto previsto, lasciando incompiuta la parte più rappresentativa della reggia, con l'atrio e gli scaloni d'onore. L'interruzione del cantiere impedì che fosse demolita la Manica Lunga, che testimonia oggi l'intervento secentesco. Gli schizzi e i disegni di Juvarra illustrano compiutamente la sua concezione architettonica, riprodotta dai grandi quadri del pittore Giovanni Paolo Pannini, e dall'imponente modello ligneo eseguito da Carlo Maria Uglieno. Nel 1793, per incarico di Carlo Emanuele III di Savoia e con l'intento di completare il disegno di Juvarra, Carlo Randoni eseguì alcuni lavori al Castello, ma l'occupazione napoleonica di fine secolo mise fine anche a questo tentativo. Della grande costruzione pensata da Juvarra rimane quindi un moncone tronco, separato dalla Manica Lunga dalla zona dell'atrio, dove le strutture basamentali incompiute segnalano il momento di sospensione del cantiere.
A partire dall'inizio dell'Ottocento, con il mutare della situazione politica dopo il periodo di dominazione francese, la residenza di Rivoli, già mal funzionante per la mancata realizzazione della sua parte centrale, diventò per i Savoia un peso gravoso da sostenere e seguì la sorte dei grandi complessi sabaudi, frazionati o ceduti al demanio per scaricare le finanze regie dagli oneri di manutenzione. Nel 1860 il complesso fu affittato al comune di Rivoli, che vi alloggiò un battaglione di fanteria costruendo un collegamento fra il Castello e la Manica Lunga; il Comune stesso acquistò l'intera proprietà con una spesa di centomila lire.
Diversi contingenti di truppe occuparono quasi ininterrottamente l'edificio fino al 1943, con sistemazioni di fortuna e progressive spoliazioni dell'arredo. Durante l'ultimo conflitto il Castello fu colpito da spezzoni incendiari e occupato dalle truppe tedesche mentre la Manica Lunga, già, alterata dall'inserimento di un solaio all'ultimo livello, veniva frazionata in alloggi per i senza tetto e successivamente occupata da altre destinazioni improprie quali una segheria, un negozio di alimentari, stalle per animali. Soltanto con il 1978, con l'intervento risolutivo della Regione Piemonte e la decisione di destinare il Castello a Museo d'Arte Contemporanea, inizia il restauro del Castello.
Nascono i primi segni di attenzione per il Castello. Umberto Chierici, soprintendente ai monumenti, pensa di inserire il suo restauro nel programma di "Italia '61", da attuarsi per le celebrazioni del centenario dell'unità d'Italia, e incarica l'architetto Andrea Bruno di studiare il progetto.
Nel 1967, con il contributo della Soprintendenza e del Comune di Rivoli, la zona dell'atrio viene liberata dalle superfetazioni per rimettere in luce le strutture settecentesche. E' il primo passo di un lungo percorso che porterà al recupero completo.
Nel 1978, grazie all'intervento risolutivo della Regione Piemonte e alla decisione di destinare il Castello a Museo d'Arte Contemporanea, l'idea prefigurata fin dal 1961 diventa finalmente realizzabile. Il progetto di Andrea Bruno segue il criterio di fissare la situazione del cantiere incompiuto di Juvarra, senza completamenti né rifacimenti. Le strutture tronche dell'atrio, le rampe dello scalone che finiscono nel vuoto, sono conservate nella loro autenticità, così come la parete che chiude il corpo interrotto del Castello, dove compaiono gli attacchi di volte e archi mai costruiti. Viene privilegiato l'uso di materiali e tecniche attuali, che sottolineano la differenza tra le antiche e le nuove strutture. La scala che distribuisce i vari livelli, sospesa nel vuoto, la passerella che sovrappassa una grande volta settecentesca, la scatola trasparente in acciaio e cristallo che sporge dall'alto della parete rustica, sottolineano la cesura di tempo che separa la realtà di oggi dal cantiere antico. La pianta dell'atrio è riportata a terra seguendo il disegno di Juvarra, le decorazioni degli ambienti interni sono mantenute nella situazione di fatto.
La costruzione del castello risale, con ogni probabilità, al IX-X secolo, ma la sua esistenza è attestata la prima volta nel 1159, in un diploma con il quale l'imperatore Federico I Barbarossa cedeva i territori rivolesi, castello compreso, ai vescovi di Torino.
La famiglia Savoia si inserì nel panorama cittadino già dal suo arrivo in Italia nell'XI secolo, a causa della posizione favorevole, prospiciente la piana di Torino a ovest e la Val di Susa a est, che rappresentava una pedina importante per il controllo dei territori conquistati.
Fu così che iniziò una vera e propria faida con i vescovi di Torino, che già nel 1184 provocò danni all'incastellamento.
Il primo Savoia che ufficialmente entrò nella storia di Rivoli fu Amedeo IV. Nel 1330 Amedeo VI, detto "il Conte Verde" per il colore del mantello e della bardatura che utilizzava durante i tornei, spostò al Castello il Consiglio dei Principi, massimo organo amministrativo del contado.
Il castello vanta anche il primato della prima ostensione in Piemonte della Sacra Sindone: il sacro lino, infatti, vi era stato portato quale tappa intermedia prima di raggiungere Pinerolo, dove fu osteso la prima domenica di Pasqua. La duchessa Jolanda, moglie di Amedeo IX di Savoia, pensò fosse giusto permettere anche agli abitanti di Rivoli di venerare la sacra reliquia.
Dopo un periodo di declino, con il trattato di Cateau-Cambrésis del 1559 venne stabilito che il duca Emanuele Filiberto non potesse stabilirsi nella città di Torino, finché non avesse avuto un erede maschio e il duca fissò la sua residenza al Castello di Rivoli, il quale venne restaurato e modificato dall'architetto Ascanio Vittozzi. Il 12 gennaio 1562 nacque il tanto atteso erede, Carlo Emanuele I ed Emanuele Filiberto tornò a stabilirsi in Torino, novella capitale del ducato sabaudo.
Il progetto vittozziano, però, fu portato avanti dagli architetti Carlo ed Amedeo di Castellamonte ed i lavori si dissero conclusi nel 1644. In questo periodo venne realizzata la cosiddetta "Manica Lunga", destinata ad essere la pinacoteca dei Savoia e che è, ad oggi, l'unico edificio seicentesco visibile. Tuttavia il castello risultò ben diverso dai progetti disegnati dagli architetti e questo è facilmente riconducibile a motivi economici: nello stesso periodo vennero, infatti, realizzate altre opere sontuosissime ed inoltre vennero dispiegati grandi mezzi economici per potenziare l'apparato difensivo del ducato.
Ci fu poi di nuovo un periodo di declino per Rivoli allo scoppio della contesa fra francesi e sabaudi: in quegli anni tutto il complesso di edifici del Castello venne saccheggiato e incendiato dai francesi guidati dal generale Catinat e la Manica Lunga fu quella che subì i danni maggiori, poiché numerose e pregevoli opere d'arte scomparvero. Il Castello venne nuovamente modificato solo dopo il 1706, ovvero dopo la sconfitta dei francesi. I lavori furono affidati all'architetto Michelangelo Garove.
Al ritorno da un viaggio in Sicilia Vittorio Amedeo II portò in Piemonte l'architetto Filippo Juvarra, che disegnò un grandioso progetto per la dimora sabauda, ma, nuovamente, i lavori non furono completati, lasciando una facciata incompiuta.
Vittorio Amedeo II visse la sua pazzia all'interno del Castello: pur avendo abdicato in favore del figlio, non ne volle sapere di lasciare perdere gli affari del suo regno e cercò di spodestare Carlo Emanuele III, il quale, di concerto con il suo ministro il marchese Ormea, decise di rinchiudere il padre nella residenza rivolese.
Per l'occasione l'edificio venne nuovamente modificato: vennero messe grate alle finestre e venne chiuso l'accesso alla Manica Lunga.
Alla morte del sovrano il Castello fu abbandonato dai Savoia.
Nel 1863 venne affittato all'amministrazione comunale rivolese, che ne fece una caserma, per la cifra di 2.000 lire al mese.
Nel 1883 venne infine venduto ed acquistato dal Comune di Rivoli, per la cifra di 100.000 lire: subito venne trasferita la biblioteca civica e vennero conservati alcuni mobili appartenuti alla famiglia Savoia, mentre il resto dell'edificio rimase caserma.
La seconda guerra mondiale distrusse buona parte degli edifici: i primi interventi architettonici furono fatti con la semplice intenzione di non far crollare definitivamente la struttura. Tuttavia fino al 1979 viene lasciato in stato di abbandono. In quell'anno venne riaperto il cantiere di lavoro, affidato all'architetto Andrea Bruno, con l'intento di dare nuova vita al Castello e alla città.
Nel 1984 venne inaugurato il Museo d'Arte Contemporanea del castello di Rivoli con la prima mostra, "Ouverture". Nel corso degli anni e anche oggi non solo si è arricchita la collezione, facendo diventare uno dei musei più conosciuti in Europa, ma si continuano i lavori, al fine di realizzare le idee avute dagli antichi architetti e portare il Castello al suo massimo splendore. Dall'agosto 2009, Giovanni Minoli è diventato presidente del Museo d'Arte Contemporanea del castello di Rivoli.
Indirizzo: Piazza Mafalda di Savoia