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Descrizione
Il Forte di Exilles, costruzione suggestiva e di grandissimo impatto visivo, è stato restituito al pubblico nel 2000, grazie a una stretta collaborazione tra la Regione Piemonte e il Museo Nazionale della Montagna Cai-Torino. Esempio dell’architettura fortificata francese e sabauda, è in primo luogo museo di se stesso. Il Forte di Exilles è uno dei più importanti sistemi difensivi del Piemonte, insieme al complesso fortificato di Fenestrelle e a quello di Vinadio. Venne impiegato a fasi alterne sia dai Savoia e sia dai francesi. La sua posizione al centro di una strettoia dell'alta Valle di Susa infatti lo rendeva una minaccia sia per gli eserciti che scendevano dall'alta valle che per quelli che risalivano dal fondo valle.
Due complessi percorsi di visita portano il visitatore alla scoperta del monumento: un lungo anello all’interno della roccia consente la visita dei vari livelli della costruzione; la salita ai sottotetti, imponenti e altamente spettacolari, completa un itinerario di grande fascino. Soldati di pietra, sculture, immagini e suoni accompagnano il visitatore lungo un percorso inaspettato nella storia e nella memoria del soldato in montagna; modellini, disegni e schizzi raccontano in modo rigoroso e suggestivo secoli di storia del forte.
Nell’autunno del 2011 vengono completati, ad opera della Regione Piemonte, una serie di lavori di recupero funzionale al Forte di Exilles di tutti i locali del primo piano del “Cavaliere”, con conseguente incremento delle aree interne a destinazione museale ed ampliamento della rete dei percorsi di visita, e la realizzazione di un collegamento verticale fra il piazzale e il “Cavaliere” mediante l’inserimento di un ascensore nella roccia. Il progetto dell’ascensore si distingue da altri analoghi per una scelta assolutamente innovativa: quella di realizzare il percorso non a pozzo ma con un lato affiorante sul versante. A questa scelta ha corrisposto l’utilizzo innovativo di una tecnologia già utilizzata in altri ambiti: quella del taglio della roccia con filo diamantato.
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Prezzi ed orari
Come raggiungere
Dall'autostrada A32 (autostrada del Frejus o Torino-Bardonecchia) uscire a Susa, proseguire poi sulla SS24 del Monginevro. Dopo una quindicina di chilometri il Forte appare alla vostra sinistra, appena sopra il borgo di Exilles.
Recensioni
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Sayu
- 27/08/2011
Storia
Il primo nucleo fortificato, sulla roccia alla destra idrografica della Dora, è già documentato a partire dal 1155, quando i conti d'Albon esercitavano il controllo strategico, militare e mercantile, sulla strada del Monginevro, ed Exilles rappresentava il confine estremo orientale del principato. Nel 1339 il castello presenta ormai una struttura complessa: è un raro esempio di "castello di strada". Durante la seconda metà del XVI secolo il castello è a lungo conteso dalle opposte fazioni cattoliche e riformate che ambivano al controllo del Delfinato al di qua delle Alpi.
Dalla pace di Lione del 1601, per lungo tempo, la Fortezza non è più oggetto di contese interne o tentativi di occupazione da parte dei duchi di Savoia, ormai politicamente legati alla corte francese. Solo nel 1708, nell'ambito della Guerra di Successione di Spagna, le armate di Vittorio Amedeo II di Savoia riescono ad impadronirsi della Valle di Bardonecchia e, scendendo a valle, a prendere la Fortezza. La conquista piemontese delle valli alpine della Dora e del Chisone con il conseguente passaggio sotto la sovranità dei Savoia, sancito dal Trattato di Utrecht del 1713, determina una nuova posizione strategica dello Stato sabaudo.
La rocca fortificata di Exilles subisce imponenti lavori di ristrutturazione e ammodernamento tra cui il ribaltamento del fronte difensivo verso la Francia. Nella seconda metà del Settecento ulteriori trasformazioni vengono attuate secondo le indicazioni del Pinto di Barri, il Forte viene così ricostruito operando una notevole sintesi tra assetti difensivi e logistici, con formazione di corpi indipendenti, autosufficienti ed in progressione difensiva. Fatto radere al suolo dai francesi in seguito al trattato di Parigi del 26 floreale Anno IV (15 maggio 1796), il Forte viene ricostruito nell'assetto odierno tra il 1818 e 1829 dal Re di Sardegna tornato in possesso dei suoi territori. L'attuale opera, realizzata su disegno dei capitani del Genio G.A. Rana e A. Oliviero, ricalca l'assetto formale e difensivo della Fortezza settecentesca, aggiornata secondo la tecnologia militare dell'Ottocento.
Dopo l'8 settembre 1943 il Forte viene abbandonato; non più presidiato da truppe militari subisce per anni il saccheggio di tutto ciò che è asportabile: dai serramenti lignei alle tubazioni, dai cavi elettrici ai pavimenti. È l'anticipazione dei successivi guasti dovuti all'abbandono e alla totale mancanza di manutenzione. Nel 1978 la Regione Piemonte acquisisce il bene dal Demanio Militare con comodato, con l'impegno di provvedere al restauro e recupero funzionale del monumento. Viene quindi sviluppato il progetto di restauro conservativo, interno ed esterno, finalizzato alla definizione di un assetto complessivo del Forte tale da costituire il riferimento globale per tutti i successivi interventi. Nell'aprile del 1996 viene stipulata una Convenzione tra la Regione Piemonte e il Museo Nazionale della Montagna di Torino per la valorizzazione e promozione del Forte di Exilles. Si tratta di un passo importante, all'interno di una collaborazione nata nel 1995 tra i due enti, che sancisce l'impegno congiunto di mettere a punto una linea di immagine generale e un piano di gestione culturale del monumento valsusino.
Il monumento e le aree museali sono state aperte al pubblico l'8 luglio 2000.
Bibliografia
Francesco Barrera, I Sette Forti di Exilles. Metamorfosi architettonica di un complesso fortificato, Edizione Museo Nazionale della Montagna "Duca degli Abruzzi", Torino 2002.
Mauro Minola, Il Forte di Exilles, Susalibri, Sant\'Ambrogio di Torino (TO), 2000
Michele Ruggiero, Storia della Valle di Susa, Alzani Editore, Pinerolo (TO), 1996 – ISBN 88-8170-0132-8
Mauro Minola e Dario Gariglio, Le fortezze delle Alpi Occidentali - Vol.I , L\'Arciere Editore, Cuneo, 1994 - ISBN 88-8639-8077
Indirizzo: