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Descrizione
Un castello austero, tipicamente medievale arroccato com’è in cima a un contrafforte roccioso a difesa e a controllo del profondo solco scavato dal rio Salgoni e delle valli del Sarca e di Cavedine.
Fa parte di un itinerario naturalistico e storico prezioso, che comprende la spettacolare frana geologica delle “Marocche”, la Valle dei Laghi e il Monte Bondone, vero e proprio giardino botanico affacciato sui colori del Garda.
È un castello misterioso e affascinante che, visto dalla strada che sale da Dro, mostra una compatta muraglia ghibellina dalla quale svetta, esile e solitaria, la torre.
Foto diurna del castello di Drena Da Drena, nonostante il preciso intervento di restauro, è visibile invece la devastazione subita nel 1703, durante la guerra di successione spagnola, quando le truppe franco-ispaniche comandate dal Duca Vendòme incendiarono il castello, distruggendo a cannonate anche la vicina rocca di Arco.
Sul complesso del mastio svetta la grande torre merlata, alta 27 metri, con pareti in pietra squadrata e bugnata.
Da lì lo sguardo spazia su un panorama suggestivo, che si perde nella frana delle “Marocche”, nella valle e nei monti circostanti.
Il castello di Drena ha conservato la struttura delle fortezze medioevali; si tratta di una costruzione essenzialmente romanica con qualche apporto gotico.
Una cortina di merli a coda di rondine avvolge a spirale il dosso, mentre il cammino di ronda, che corre sotto la merlatura, è formato da grandi lastre di calcare rosso.
Il castello di Drena, nonostante le evoluzioni subite in epoca tardo medievale, è giunto fino a noi nella forma più semplice e comune della fortificazione: un recinto murato con torre centrale. Questa struttura molto lineare fa pensare che il castello fu inizialmente pensato semplicemente come un rifugio di proprietà comunitaria contro le invasioni barbariche e non come un elemento di una difesa organizzata di proprietà feudale. Nel XII secolo il castello, divenuto oggetto di furibonde contese che videro protagoniste le due famiglie contrapposte dei Sejano e gli Arco, fu oggetto di una vera e propria opera di fortificazione, i cui principali responsabili furono presumibilmente i Sejano. L’elemento più importante della costruzione è il mastio centrale di pietre bugnate (costante spesso rilevabile in molte torri dei castelli trentini) la cui altezza raggiunge i 25 metri. Il mastio presenta poche aperture: due porte sopraelevate rispetto al suolo (una delle quali forse collegava a edifici adibiti a residenza, ma di cui oggi non rimane traccia, due feritoie e quattro finestre alla sommità.
Lo spalto di vetta del mastio è coronato da alti merli ghibellini nella misura di tre per lato. La porta posta a piano terra fu realizzata nel 1910 nel corso di alcuni lavori di restauro. Nello spessore del muro del mastio (mt. 1,5) sono ricavati dei sedili, il che fa pensare che la torre fosse adibita ad abitazione. La cinta è di forma poligonale arrotondata. La muratura è liscia e in molti tratti è ancora visibile la merlatura. All’angolo nord orientale vi è un rivellino munito di una torretta quadrata di epoca posteriore rispetto al nucleo originario.
Le merlature traggono probabilmente la loro origine dalle parti terminali delle travi che coronavano gli aggeri romani. La merlatura è legata al concetto di offendere e difendersi in modo alternato. Dietro al merlo ci si riparava, ci si poteva riposare o si poteva osservare i movimenti del nemico. Molto spesso chi si affacciava tra merlo e merlo trovava protezione anche grazie ad un battente rotante in legno incernierato tra i due elementi: la ventiera, oppure grazie ad una lucchetta, una specie di scatola trocopiramidale con la base aperta verso il basso e ricavata anch’essa tra merlo e merlo. La parte terminale del merlo poteva avere una sagoma diritta o bifida (tali merli sono detti rispettivamente guelfi e ghibellini) oppure poteva essere rastremata a doppio spiovente, ma esistono anche merli terminanti nelle forme più diverse, non sempre legate a ragioni difensive.
Esistono anche casi di mura senza merlatura, così come nei castelli svevi, normanni e inglesi, anche se bisogna tenere presente che spesso questi coronamenti erano strutture provvisorie, costruite nel momento di necessità, che poi potevano venire rimosse o addirittura cadere. Allo stesso modo, per potenziare in maniera provvisoria le capacità difensive e offensive di una struttura, era in uso applicare su gattoni (mensole sporgenti sotto il piano di ronda e davanti ai merli) dei coronamenti lignei a spioventi, che a loro volta venivano molto spesso ricoperti con pelli fresche per neutralizzare le frecce incendiarie del nemico. Anche le merlature subirono una certa evoluzione, tanto che si possono trovare merlature contenute a filo del muro esterno, merlature intermedie, costruite cioè a filo di muro con la caditoia inclinata ricavata nello spessore del muro sottostante e merlature costruite in aggetto, ormai apparati a sporgere.
Numerose sono ancora oggi leggende e memorie, collegate al castello di Drena, che fanno parte della tradizione orale:
Il diavolo e il Vangelo
Questa leggenda narra che il tesoro degli antichi castellani era custodito dal diavolo.
Per impossessarsene bastava recarsi nel prato del castello, vicino alla cortina di tramonto, e leggere il Vangelo.
Qui il demonio, sotto forma di uno spiritello vestito di rosso, sarebbe apparso per proporre di cedere l'anima in cambio delle monete d'oro.
La casa dei bulli
È così chiamata la casa colonica ai piedi del castello, sulla strada provinciale.
Un tempo era covo dei bulli e dei bravi assoldati dai castellani, ma anche degli asini e dei cavalli.
Foto notturna del castello di Drena illuminatoIl sotterraneo con "Castel Sejani"
Con ogni probabilità un lungo sotterraneo scavato nella roccia passava sotto la valle del Salagone, fino al dosso di castel Sejano, sopra Bolognano di Arco.
Il bersaglio umano
Era abitudine, per i castellani, divertirsi a sparare dalla vetta della torre sui contadini che coltivavano i campi.
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Prezzi ed orari
Come raggiungere
A22 del Brennero uscita Rovereto Sud, quindi direzione Arco-Dro-Drena.
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Storia
Il castello di Drena sorge su un’altura che domina e sovrasta con la sua mole imponente il piccolo abitato di Drena nella Valle di Cavedine. Ai piedi del castello si stende il suggestivo deserto delle Marocche, esito di un particolare fenomeno glaciale che ha portato alla formazione di una distesa di macigni di 187 milioni di metri cubi. La sua particolare posizione strategica, che lo rese un importante mezzo di controllo della via di collegamento fra Trento e il lago di Garda, lo fece oggetto di contese nel corso di tutto il periodo Medievale.
Le prime tracce di insediamento sul territorio risalgono all’età preistorica, tanto che si è ipotizzato che alle origini del castello vi fosse un castelliere preistorico che evolvette in fortezza medievale. A conferma di queste ipotesi, nel 1984, in occasione dei lavori di ampliamento della Provinciale, sono state rinvenute tracce di un abitato che risalirebbe all’età del Bronzo.
Fra i primi proprietari di cui la storia è a conoscenza, va ricordata la famiglia dei Sejano, il cui nome compare in un atto del 1175 che documenta il passaggio di proprietà del castello alla famiglia degli Arco, principale responsabile dello sviluppo della fortezza. Agli inizi del XVIII secolo, durante la guerra di successione spagnola, fu preso e incendiato dalle truppe franco-ispaniche al comando del generale Vendome. Da quel momento il castello conobbe un lungo periodo di decadenza, fino ai giorni nostri, quando il castello è stato oggetto di una grandiosa opera di restauro curata dalla Provincia Autonoma di Trento.
Bibliografia
F. Pontalti, Castel Drena – Storia di una collina, Trento 1986;
G.M. Tabarelli, F. Conti, I castelli del Trentino, Istituto Geografico De Agostini, Novara, 1981;
A. Cassi Ramelli, Dalle caverne ai rifugi Blindati, trenta secolo di architettura militare. Castella n° 48, Adda Editore, Bari, 1996;
G. Gorfer, I castelli del Trentino - Guida, Trento 1985;
Indirizzo: Via al Castello
Facilities
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