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Descrizione
Il Castello Malaspina di Carrara, con l’attiguo rinascimentale Palazzo del Principe dei Cybo, rappresenta fin dal primo medioevo il potere signorile laico a Carrara, sia delle locali dinastie feudali dei Malaspina e dei consanguinei Massa – Corsica – Cagliari, eredi dell’antica stirpe degli Obertenghi, Marchesi della Liguria orientale e Conti di Luni, sia delle varie Signorie forestiere che per secoli si sono contese il dominio dell’area di Carrara.
Durante tutto il medioevo, nell’intricato sovrapporsi di opposti diritti e poteri feudali, il simbolo del potere laico-signorile, il Castello di Carrara, si è sempre contrapposto al potere ecclesiastico dei Vescovi, poi Vescovi - Conti di Luni, fortificati nel loro Castello di Vezzala, quartiere in periferia, e nella contesa si sono presto inserite anche le lotte autonomistiche del ghibellino Comune di Carrara, con la sua Pieve di Sant’Andrea, in feroce lotta fratricida vincente con la comunità guelfa del sobborgo vescovile di Vezzala.
Il pregevole complesso Castello – Palazzo del Principe, è formato dall’antica squadrata “Rocha de Cararia “, con il Torrione merlato e il paramento murario a bianchi conci marmorei del XII sec., da due grandi portali esterni, verso Massa, del ‘300 con lo stemma dei Malaspina, e da due cortili interni, con stemmi marmorei e una volta affrescata del ‘400 con le strutture porticate “a logge” e portali “a bugne” del XVI sec., raccordata, con un elegante transetto cinquecentesco a colonne e bifore, al rinascimentale “Palazzo del Principe dei Cybo ”.
Questa reggia, culmine della rinnovata “Civitas Carrariae “ voluta da Alberico I Cybo – Malaspina, e lasciata incompiuta dal nipote Carlo I, è uno stupendo e severo palazzo fortificato, che aveva il vestibolo verso il nuovo centro cittadino nella monumentale “Sala delle Colonne“ (ora la pregevole e ricca "Biblioteca d’Istituto") da cui, a lato della “Sala dei nobili “(ora “Marmoteca”), si accedeva con due doppi scaloni marmorei seicenteschi (dei quali uno ora murato!) al piano nobile, dov’erano i rinascimentali “Appartamenti privati del Principe”, ricchi di stupendi arredi e affreschi, ancora integri, e marmorei portali, tra cui quello con il ritratto (osé) di Elisabetta Della Rovere, prima moglie di Alberico I, (ora Presidenza, Direzione, Uffici amministrativi e insieme parte della Pinacoteca, della Gipsoteca e delle collezioni di Scultura), collegati da corridoi affrescati e ricchi di opere d’arte, da un lato alla monumentale sala di rappresentanza, la “Sala Grande o dei Gessi “(ora Aula Magna nella sua ultima risistemazione del XVII sec., con grandi tele seicentesche e parte della stupenda Gipsoteca), e dall’altro lato all’affascinante piccolo loggiato cinquecentesco, con volta a botte affrescato con decorazioni a grottesche, verso l’ancora esistente scala elicoidale per la “Turris Magna Rochae Carariae”.
Assieme alla stupenda romanico-gotica Pieve Urbana del X-XIV sec., Insigne Collegiata di Sant’Andrea, unico duomo al mondo interamente costruito in marmo bianco, il Castello Malaspina – Palazzo del Principe dei Cybo, l’altro amato e bistrattato “gioiello di famiglia” cittadino, è situato ai margini del centro storico medievale di Carrara.
Testo a cura del Prof. Renato Vita - Responsabile della Biblioteca “M.o.v.c. Giuseppe Taliercio “.
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Prezzi ed orari
Come raggiungere
Autostrada A15 (Genova-Livorno), uscita Carrara, imboccando Viale Galilei, direzione monti, poi via Covetta fino alla frazione di Avenza, con le rovine della Fortezza di Castruccio Castracani, oppure tramite la SS1 Aurelia sempre fino all’altezza di Avenza. Da qui, risalendo il Viale XX Settembre in direzione monti, oltrepassata la frazione di Fossola-Stadio, sovrastata sulla sinistra dal colle del Castello di Moneta, si arriva al moderno centro- città, con parcheggi nell’ottocentesca piazza Farini, ora Matteotti, in piazza del Comune, in largo Allende e nell’area ex-Montecatini Marmi, ora capolinea C.A.T., in piazza Sacco e Vanzetti presso il Nuovo Ospedale e lungo via del Cavatore, oppure più periferici al Mercato Coperto e all’ex-Stazione ferr. Carrara-San Martino. Da piazza Farini, l’ottocentesca pedonale via Roma porta all’ingresso principale del Castello Malaspina di Carrara.
Recensioni
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Storia
Carrara, 100 m.s.l.m., ultimo grande centro di costa dell’estremo nord-ovest della Toscana, a soli 7 km dal mar Ligure, resta nascosta in una conca di verdi colline della vallata del torrente Carrione, ai piedi delle imponenti Alpi Apuane, biancheggianti delle cave e dei “ravaneti” del suo “oro bianco”, il marmo di Carrara.
Già frequentato fin dall’epoca preistorica, il sito di Carrara è il “Forum Clodi “ della “Tabula Peutingeriana ” del periodo romano e bizantino-longobardo (le ipotesi di studiosi tedeschi e cecoslovacchi sono state confermate da “carotaggi” e rinvenimenti della soprintendenza Archeologica). Il vecchio abitato diviene poi nell’alto-medioevo il centro della “Curtis de Cararia ”, di nuovo un centro fortificato importante, per il controllo delle cave di marmo e punto d’incrocio tra le direttrici viarie tra la costa ligure-toscana e l’interno, le vie per Lunigiana-Garfagnana-Emilia, e le direttrici pedemontane Toscana-Liguria, percorsi alternativi alla via Francigena, che passava comunque a soli km.4 da Carrara, nella fortificata frazione costiera di Avenza.
Il primo documento scritto rimasto sul Castello di Carrara è del 13 agosto 1187: un atto dell’Abate Rainero del Monastero di San Colombano di Bobbio di “cessione in perpetuo” della vecchia “Rocha de Cararia “ ai Marchesi Moroello, Opizone II e Alberto, figli di Opizzone I Malaspina il Grande, Marchese e Conte Palatino dell’Imperatore Federico Barbarossa, quali eredi degli antichi diritti locali dei Marchesi Obertenghi, Conti di Luni. (L’atto originale è conservato negli “Annales Bobiensis”).
La primitiva rocca, erede di precedenti fortificazioni bizantino-longobarde, tornata in mani laiche, è sul “Groppinus”, piccola altura a sud-est del “Broilus et Burgus de Cararia “che l’Imperatore Ottone I ha concesso però il 19 maggio 963 al Vescovo di Luni Gotifredo I, già incastellato nel sobborgo di Vezzala, creando un voluto contrasto di poteri feudali con gli Obertenghi.
Nel 1215 il Marchese Guglielmo dei Massa – Corsica – Cagliari, consanguinei dei Malaspina, nominato nuovo “Dominus Carariae “ dal parente Imperatore Federico II contro i diritti dei Vescovi – Conti di Luni, fortifica il borgo con una completa cerchia muraria e amplia e potenzia la “Rocha de Cararia “, tutta in bianche bozze marmoree (la rocca, contigua ma indipendente dalle mura cittadine, è basata su un possente torrione quadrangolare, affiancato da un’altra torre, con vasto fossato difensivo e ponte levatoio).
Dal 1313 al 1322 il Castello di Carrara, presente nell’elenco: ” Rochae quae sunt Romani Imperii … Cararia …”, viene occupato e rifortificato dalla Repubblica di Pisa, a cui l’Imperatore Arrigo VII ha concesso Carrara annullando i vecchi diritti dei Marchesi Malaspina e dei Vescovi – Conti di Luni, poi gli anni 1322-1385 vedono la Rocca di Carrara presa, persa e riconquistata da Castruccio Castracani, dal Marchese Spinetta Malaspina il Grande, dalla Repubblica di Pisa, dai Visconti di Milano e dai loro condottieri.
Il 7 luglio 1385 Gian Galeazzo Visconti Duca di Milano, accettando la dedizione del ghibellino “Commune de Carraria “, si impegna ad ampliare a sue spese il Castello di Carrara e a nominare solo castellani ghibellini per le “rochae de Carraria, Moneta et Lavenza …”, contro i guelfi del vecchio sobborgo vescovile di Vezzala, rientrati dopo il bando a Vecchiano di Pisa.
Dopo un susseguirsi di diversi dominatori, dal 1448, Spinetta di Campo Fregoso è il nuovo “Dominus de Carraria, Aventia et Moneta, cum rochis, villis et castellis “, creandosi un piccolo staterello indipendente ma legato ai Campo Fregoso di Genova e Sarzana, e il Castello di Carrara diviene la residenza principesca del nuovo Signore.
Poi, attraverso una permuta di beni con il giovane erede Antonietto di Campo Fregoso, nel 1473, il Marchese di Massa, Jacopo Malaspina dello Spino Fiorito di Fosdinovo, ottiene la signoria su Carrara: il nuovo ”Marchese di Massa e Principe di Carrara “ sceglie la “Rocha de Carraria “, ampliata e in parte modificata, con vari cortili, loggiati e la “camera picta “, come residenza principale, preferendola alla più grande e munita, ma meno comoda, “Rocha de Massa ”.
Con la calata di Re Carlo VIII di Francia, nel 1494, il Castello di Carrara diviene possesso privato di Monsieur de Beaumont che solo nel 1515 lo riconsegna al Marchese Alberico I Malaspina di Massa e Carrara.
Nel 1519, Ricciarda, l’ultima dei Marchesi Malaspina, , vedova di Scipione Fieschi, Conte di Lavagna e signore della piana di Luni, e risposatasi con il nobile genovese Lorenzo Cybo, nipote di Papa Leone X Medici e di Papa Innocenzo VIII Cybo, inizia ad edificare “un picciolo ma vago palagio iusta la rocha de Carraria …” dove il 12 maggio 1536 è ospite l’Imperatore Carlo V di Spagna, protettore del piccolo stato.
Istigato dai Fieschi, in armi nel loro Castello di Bocca di Magra per organizzare la riconquista del potere a Genova, nel 1545, Giulio Cybo, primogenito di Ricciarda Malaspina ma escluso dalla successione, assedia la madre e lo zio Cardinale Innocenzo III Cybo nel Castello di Carrara: c’è l’intervento spagnolo con il successivo arresto per alto tradimento di Giulio Cybo fuggito a Pontremoli e nel 1548 la sua decapitazione nel Castello Sforzesco di Milano.
Dal 1540 al 1549 è intanto Governatore di Carrara proprio il Cardinale Innocenzo III Cybo che interviene sul vecchio Castello e l’attiguo “Palazzo di Ricciarda “ creandosi come residenza un nuovo Palazzo-fortezza, uno sfarzoso complesso fortificato rinascimentale, su modelli ferraresi, ricchissimo di sculture, reperti romani, quadri, affreschi e circondato da un vasto giardino adorno di fontane marmoree. Viene allestita anche una ricca biblioteca di codici miniati e delle prime opere a stampa (la Lunigiana vanta alcuni tra i primi grandi stampatori moderni) e nel Torrione centrale della Rocca viene raccolto il medievale Archivio Notarile di Carrara (preziosissimo, ad es., per tutti i contratti di compravendita di marmi dei Pisano, Donatello, Michelangelo, Alberti, ecc.).
Nel 1557, Alberico I Cybo – Malaspina, il nuovo “Marchese di Massa e Principe di Carrara ”, inizia ad edificare, con raddoppio dell’area urbana, la seconda cerchia muraria di Carrara che si salda, con la monumentale marmorea “Porta Nuova o dello stradone “, verso Massa, al rinnovato complesso Castello – Palazzo del Principe, di cui il Marchese scrive “… Castello molto vago, ma piuttosto Palazzo …”.
Con i nuovi “Capitoli delle milizie di Massa e Carrara “, dal 1602, nella rocca risiede anche il Capitano – Luogotenente di Carrara, con altri 3 capitani, 3 alfieri, 6 sergenti maggiori e 3 compagnie di soldati, con archibugi e cannoni.
Del 1620 circa è la prima raffigurazione antica rimasta con il Castello di Carrara, in “Marchesato de Carrara “ del “Corpus di vedute dei possedimenti di Alberico I Cybo – Malaspina “ del pittore di corte Domenico di Justus Utens il Fiammingo (ora all’Archivio di Stato di Massa).
La gravissima crisi economica tra la fine del XVII e i primi decenni del XVIII sec. obbliga i Marchesi poi Duchi Cybo – Malaspina di Massa e Carrara a svendere buona parte delle loro collezioni artistiche a Roma e alle corti di Russia e Inghilterra, e anche il Castello di Carrara perde moltissimi pezzi pregiati.
Dal 30 giugno 1796 al 30 marzo 1806 il Castello di Carrara è occupato dalle truppe francesi di Napoleone che ha annesso l’intero Ducato di Massa e Carrara : vengono trafugate sculture e quadri, viene disperso il ricchissimo Archivio Notarile di Carrara, mentre il devastato “Giardino del Principe “ diventa la nuova piazza d’armi della guarnigione !
La salvezza per il disastrato Castello di Carrara inizia nel 1806, quando Elisa Bonaparte – Baciocchi, Duchessa di Lucca e Massa, Principessa di Carrara e Piombino, destina il vecchio Castello – Palazzo dei Cybo – Malaspina a sede della “Ducale Accademia d’arte di Carrara “, con presidenti onorari l’Imperatore Napoleone I e il ViceRe d’Italia Eugenio Beauharnais.
Degna erede della settecentesca “Scuola di Scultura di Carrara “(del Conte Giovanni Baratta di Carrara, “Primo scultore di corte ” in Russia e per Re Giorgio d’Inghilterra e finanziata dallo Zar Pietro il Grande) e della “Accademia delle Arti San Ceccardo “(di Gian Domenico Olivieri di Carrara, fondatore e Direttore della “Regia Accademia d’arte di Madrid “ e “Primo scultore di corte “ per i Borboni di Spagna), creata nell’aprile del 1757, la “Ducale Accademia d’arte di Carrara “(dove sono attivi scultori come Canova, Thorwaldsen, Tenerani, Finelli, Bartolini, Pelliccia e pittori come David, Desmarais e Appiani), una delle più antiche d’Italia e unica altra accademia d’arte in Toscana, assieme a quella di Firenze, in strettissimi rapporti con l’Accademia d’arte “Santa Cecilia ”di Roma, era stata fondata, il 26 settembre 1769, come istituzione pubblica, da Maria Teresa Cybo – Malaspina, Duchessa di Massa e Principessa di Carrara, moglie di Ercole d’Este, Duca di Modena, nel 1771, già dotata di una propria sede in un nuovo palazzo limitrofo al Castello, poi l’ottocentesco Municipio di Carrara, e dal 1781 finanziata con una speciale “tassa-marmi”.
Con la Restaurazione torna, dal 1815 al 1824, l’ultima Duchessa di Massa e Carrara, Maria Beatrice Cybo – Malaspina - Este, moglie dell’Arciduca Ferdinando d’Asburgo, che destina ancora all’Accademia d’arte il Palazzo del Principe, nella cui “Sala Grande “ viene solennemente festeggiato nel 1817 il Principe Metternich in visita alle cave di Carrara, mentre l’attiguo Castello, irriconoscibile per modifiche e aggiunte architettoniche, è adibito agli usi più diversi, anche a lazzaretto e carcere cittadino!
Lo sfrenato sviluppo urbanistico ottocentesco, oltre ai tanti altri danni come l’abbattimento quasi totale delle mura cittadine e di tutte le porte, salvo la medievale “Porta al bozo “, modifica fortemente anche tutta l’area del Castello - Palazzo del Principe: si aprono nuove strade, si edificano interi nuovi quartieri intorno al complesso fortificato, nel 1830 viene abbattuta anche la monumentale “Porta nuova o dello stradone “, contigua al Palazzo, mentre il vecchio “Giardino del Principe “ poi piazza d’armi diviene parco pubblico, con fontane, monumenti e marmoreo palco della musica, ma quasi dimezzato in estensione!
Il Castello di Carrara vive una nuova, simbolica occupazione militare il 18 aprile 1848, quando Francesco IV Asburgo – Este, Duca di Modena e anche di Massa e Carrara, quale figlio ed erede di Maria Beatrice Cybo – Malaspina – Este, dopo i festeggiamenti nella più tranquilla e fedele Massa, riprende diretto possesso, con le truppe austriache del Generale Kollovrath, della “infida città di Carrara e del suo Castello”, dopo “i moti del ’48 “.
Nel 1861 il nuovo Regno d’Italia conferma saggiamente la destinazione d’uso dell’intero complesso del Castello Malaspina di Carrara esclusivamente a sede della prestigiosa “Reale Accademia di Belle Arti di Carrara “, meta d’importanti artisti italiani e stranieri e sede principale dei festeggiamenti cittadini di tutte le personalità ufficiali in visita a Carrara e alle sue cave, come il Granduca Romanov di Russia a fine ‘800.
Il terribile terremoto del 1920 dissesta l’intera struttura del Castello, i lunghi restauri sono degli architetti Remedi e Biscacciardini, che liberano le parti più antiche da tutte le aggiunte e modifiche posteriori, riportando così finalmente in luce il complesso originale della Rocca medievale, sulla quale però intervengono con l’allora di moda restauro ricostruttivo, mentre altri interventi sono effettuati sul Palazzo rinascimentale, e nel 1934, con una solenne cerimonia presieduta da Re Vittorio Emanuele III, il Castello di Carrara torna all’Accademia e alla città.
Dopo una simbolica occupazione partigiana, 8 – 12 novembre 1944, nei giorni dell’inutile 1° liberazione di Carrara, il Castello di Carrara, durante le battaglie della Linea Gotica, scampa fortunosamente, con lievissimi danni, al massiccio attacco aereo statunitense contro il vicino Comando militare tedesco, un terribile bombardamento “a sorpresa” che non colpisce l’obiettivo ma, con decine di morti civili, rade al suolo l’ottocentesco quartiere di via Groppini, limitrofo al Castello, il 18 gennaio 1945.
Nel 1954, per accresciute esigenze di spazi didattici dell’Accademia, la Soprintendenza alle Belle Arti di Pisa autorizza un nuovo, errato intervento sul Castello di Carrara : il cinquecentesco “Palazzo del Principe dei Cybo “ viene soprelevato di un piano, di oltre 4 metri d’altezza più il nuovo tetto ! questo arbitrario innalzamento snatura il complesso Castello – Palazzo perché soffoca e schiaccia prospetticamente la Rocca medievale che prima ben superava in altezza l’attiguo Palazzo rinascimentale. Inoltre viene anche inspiegabilmente permesso di murare il doppio “Scalone d’onore “ seicentesco, interno al Palazzo Cybo ! che metteva in comunicazione la “Sala delle colonne “, l’antico atrio d’ingresso nobile verso via Alberica, a pianterreno, ora Biblioteca d’istituto, con la “Sala Grande “, il magnifico salone principesco, al primo piano, ora Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti.
Dopo essere stato giustamente inserito nell’iniziativa congiunta Comunità Europea - Regione Toscana delle “Giornate Europee del Patrimonio: Castelli e Fortificazioni “ del 25 - 26 settembre 1999 , terminati gli ultimi restauri, attualmente, il complesso Castello Malaspina – Palazzo Cybo “del Principe “, in buona parte aperto al pubblico e gratuitamente visitabile a richiesta, ospita, oltre ad alcune aule speciali e laboratori didattici, la sede centrale dell’Accademia di Belle Arti di Carrara, con:
• la Presidenza e la Direzione, in una parte dei cinquecenteschi “Appartamenti privati del Principe “, al 1°piano,
• la ricca Biblioteca d’Istituto (con due edizioni originali della “Encyclopédie ”), nell’antica “Sala delle colonne “, a pianterreno,
• la più completa Marmoteca esistente, nell’antica “Sala dei nobili “, a pianterreno,
• i preziosi “Archivi antiquari locali “, attigui alla Presidenza, con gli originali “Statuti di Alberico I ”, la pregevole “Raccolta bibliografica lunigianese “ dei Conti Del Medico, l’importante “Archivio Zaccagna “ e la ricca “Emeroteca apuana “, con tutta la copiosa pubblicistica locale del XIX-XX sec.,
• una piccola Pinacoteca (dal XI al XX sec., es. opere di Appiani, Scarsella, Lippi) e Raccolta di sculture (con opere del XVIII – XX sec., anche dei grandi Maestri dell’accademia, come Tenerani e Dazzi, ), che sono purtroppo solo i resti delle antiche collezioni artistiche del Castello,
• un’importantissima Gipsoteca (dei sec. XVIII-XX, con opere di Canova, Thorwaldsen, Tenerani, Dazzi, Finelli, Bartolini, C. Fontana, Pelliccia, Raggi, G. Tacca, Bienaimé, Chelli, Cacciatori, Signori, ecc. e copie uniche dei Gessi Vaticani, del Louvre e del British Museum),
• a fianco del settecentesco “Studio Anatomico “, ospitato in una sala del ‘500, sotto il loggiato del più grande cortile medievale, sono esposti i resti della vecchia “Collezione antiquaria Cybo di marmi antichi “, con opere romane (tra cui la celeberrima edicola votiva dei “Fantiscritti “), medievali ( es. “L’Annunciazione” di Lapo di Giroldo, del ‘300) e rinascimentali (es. busto di Carlo Cybo – Malaspina), (mentre altri pezzi antichi dell’Accademia sono ora in prestito al “Museo del Marmo Città di Carrara “).
Ormai purtroppo, nonostante qualche nuovo ritrovamento (in genere di semilavorati romani alle cave) a fronte però di ripetuti furti di edicole e “maestà” marmoree, le raccolte archeologiche civiche di Carrara sono drasticamente impoverite, soprattutto dopo la colpevole perdita dell’intero “Museo privato lunense Fabbricotti “, già esposto nella centralissima “Villa del Colombarotto “ ora Commissariato di Polizia di Carrara. Questo civico museo privato, merito della passione artistica di una sola famiglia, era ricco di oltre 7.000 reperti romani ed altri alto-medievali, frutto di ripetuti ritrovamenti alle cave ma principalmente delle grandi campagne di scavo archeologico di fine ‘800 nella pianura dov’era l’antica città di Luni, poi ridotta a palude e bonificata dalla ricchissima famiglia carrarese dei Fabbricotti, i più grandi industriali del marmo di Carrara poi distrutti dalla crisi economica del 1929, allora nuovi proprietari del Castello di Bocca di Magra e delle antiche tenute lunensi dei Conti Fieschi di Lavagna.
Fin dal prossimo luglio, in concomitanza con la “Biennale d’Arte Carrara 2000 “, con le mostre principali “200 anni di scultura a Carrara “ e “I marmi di Carrara all’Hermitage di San Pietroburgo “, gli ultimi progetti della Direzione dell’Accademia e del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in collegamento con il Comune di Carrara, prevedono per il Castello di Carrara :
• lo spostamento di tutte le attività didattiche in altri storici palazzi di Carrara, compreso un “campus universitario artistico “nella restaurata ottocentesca “Villa Fabbricotti della Padula”, e il mantenimento al Castello solo della Direzione, Presidenza, Aula Magna e Biblioteche,
mentre tutto il resto del restaurato complesso Castello Malaspina – Palazzo Cybo “del Principe ” sarà finalmente adibito solo a “Museo dell’Accademia “, in stretto collegamento con il potenziato “Museo del Marmo Città di Carrara “, con il tanto atteso “Museo Civico d’arte “ nel restaurato seicentesco Convento Cybo di San Francesco, con i nuovi spazi espositivi nei finalmente restaurati complessi della settecentesca Chiesa del Suffragio, del medievale “Hospitalium de Sct.Jacopus et Christoforus “ e dell’ottocentesco Palazzo Caselli – ex Banca d’Italia, e la riordinata, stupenda “Collezione antiquaria romana” privata di Villa Orsolini –Dervillé di Monticello.
Testo a cura del Prof. Renato Vita - Responsabile della Biblioteca “M.o.v.c. Giuseppe Taliercio “.
Indirizzo: Via Roma, 1
Facilities
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