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Storia
Le prime notizie storiche su Gabbiano risalgono all'XI secolo quando fu incominciata la costruzione della torre quadrata a difesa di una delle più importanti vie di comunicazione tra Firenze e Siena. La costruzione delle cantine, la cui struttura a volte testimonia l'utilizzazione vinicola delle stesse.,fu iniziata nel 1124. A quell'epoca il castello apparteneva ad una delle più importanti famiglie di banchieri di Firenze, i Bardi, che nella seconda metà del 1200 iniziarono i lavori di ampliamento della fortezza costruendo le mura perimetrali, merlate, secondo la tendenza tipicamente guelfa dell'epoca. Il castello rimase in possesso dei Bardi fino ai primi del quattrocento quando, passò alla famiglia Soderini, una delle famiglie politicamente più influenti di Firenze.
Fu ad opera dei Soderini la trasformazione della turrita casa padronale di Gabbiano in Fattoria, già portata a compimento nel tardo 400, secondo quanto descritto nella "portata catastale" presentata nel 1480 dal padre di Pier Soderini, Tommaso, agli "Uffiziali" del Catasto della Repubblica Fiorentina, Nel corso del secolo dovettero essere aggiunti, in più tempi, altri corpi di fabbrica, come si desume dalla muratura, che denunzia diversi fasi di accrescimento, fino ad essere trasformato in un'ampia costruzione quadrilatera che costituì anche una sorta di fortilizio privato, poiché venne dotato di quattro torrette cilindriche che ne rinforzarono gli angoli.
Fu durante il possesso dei Soderini che il Castello fu trasformato nella struttura più simile all'attuale, le torri tonde di influenza architettonica francese poste ai quattro angoli del castello furono costruite nel 1505. Quando i Soderini, nel XVI secolo, furono dichiarati ribelli per la loro lotta contro i Medici e furono banditi da Firenze, il Castello fu abbandonato per un lungo periodo e solo nel Seicento, col rientro in patria dei Soderini, fu restituito a nuova vita, come ci informa l'iscrizione riportata in una lapide di pietra serena che sormonta la porta di accesso al castello. Sotto due stemmi della famiglia Soderini si legge infatti:
"FRANC.SODERINUS SENAT.GASP.F.RURIS HUIUS IN FAMIGLIA RESTITUTOR SUB.A MDCLII"
Sopra gli stemmi è riportato il motto dettato da Pier Soderini in occasione della sua elezione a gonfaloniere a a che recita "IUS UT PALMA FLO" ("Iustus ut palma florebit"). Dal XIX secolo le famiglie che si succedettero nella proprietà vi eseguirono vari restauri rispettando appieno le caratteristiche del complesso architettonico del Castello.
Nel complesso degli edifici annessi al castello si trova la cappella privata di carattere neoclassico la cui costruzione risale al XIX secolo sotto la proprietà dei Del Turco, secondo un'iscrizione apposta all'interno della piccola chiesa in occasione del suo restauro avvenuto nel 1957 ad opera dei Lemmi.
Curiosità epistolari:
Nel 1506 la città di Bologna richiese insistentemente alla Signoria di Firenze, di inviargli l'artista Michelangelo per realizzare una statua in bronzo del Papa Giulio II. Alla fine di Novembre dello stesso anno Michelangelo accondiscese alla richiesta e partì alla volta di Bologna munito di un salvacondotto di Pier Soderini, eletto Gonfaloniere a vita nel 1502, col quale si diceva "Il latore della presente è lo scultore Michelangelo, che viene spedito per far cosa grata a Sua Santità, nostro Signore. Noi attestiamo ch'egli è un giovane di ottime qualità e nell'arte sua a nessuno secondo in Italia e forse in tutto il mondo. Noi non sappiamo raccomandalo abbastanza caldamente ; egli è di tal carattere che, con buone parole e colla mitezza tutto si può ottenere da Lui. Bisogna dimostrargli affetto e benevolenza, ed egli farà cose, da far stupire ognuno che lo vegga.
Samuel Eliot Morison, nel suo libro pubblicato negli Stati Uniti nel 1974 col titolo "The European discovery of America", ricorda come Amerigo Vespucci avesse indirizzata proprio a Pier Soderini, al Castello di Gabbiano, la sua prima lettera al ritorno dal suo viaggio nelle Americhe. I due avevano sempre conservato i migliori rapporti dopo essere stati entrambi allievi, al convento di S. Marco, del Padre Giorgio Antonio Vespucci, zio di Amerigo.
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