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Descrizione
Il Castellaccio e il cosiddetto Castelluccio (o “castello dei tre cantoni”) sorgono su uno sperone roccioso, nel settore sudorientale dell’altopiano ibleo, denominato collina di San Matteo, a ridosso dell’odierna città di Scicli. Lo sperone risulta delimitato a nord, ovest e sud da tre cave di origine fluviale con versanti acclivi e costoni rocciosi verticali (cava di Santa Maria la Nova a nord, di San Bartolomeo a sud, torrente di Modica ad ovest). Il Castellaccio (sic. Castiddazzu) s’innalza su un mammellone calcareo (m 212 s.l.m.) dominante la città di Scicli, collocato alle spalle della chiesa di San Matteo.
Il Castellaccio potrebbe risalire ad età normanna. La tipologia dell’edificio sembra riprendere quella tipica del donjon normanno: una torre a pianta quadrangolare, con orientamento nord-est/sud-ovest, avanti alla quale doveva trovarsi una ulteriore zona recintata. L’edificio misurava, all’esterno, m 10,50 per lato, e all’interno m 7,50. Lo spessore dei muri decresce da m 3.00 alla base a m 0,50 alla sommità. L’altezza massima conservata è m 5,60. L’accesso al castello avviene mediante gradini intagliati nella roccia sulla parete nord del mammellone. La salita all’interno della torre è permessa da una scala in muratura, addossata obliquamente alla parete.
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Prezzi ed orari
Come raggiungere
Dall’autostrada A18 Rosolini prendere l’uscita per E45, imboccare poi SS115 e proseguire per 5 km circa; arrivati ad Ispica proseguire ancora su SS115 per 10 km; immettersi dunque in SP45 e percorrerla per 3 km circa; continuare su SP43 per 3 km circa, continuare su SP46 e quindi su SP75 per 5 km; proseguire su SP41 fino alla destinazione desiderata. Il Castellaccio si raggiunge risalendo il versante della chiesa di San Matteo sul colle omonimo, sfruttando la tipica scalinata, fino alla chiesa sita sotto il Castellaccio e, quindi, proseguendo per la strada sterrata per ca. 100 m; oppure dalla Strada Provinciale 41 Scicli-Ispica uscendo dall'abitato per circa km 1+200 e, a sinistra, per la strada comunale che conduce al serbatoio comunale; da qui, per una pista sterrata, dirigendosi verso la stessa chiesa di San Matteo percorrendola per quasi m 250.
Recensioni
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Storia
Da Ibn al-Athir sappiamo che “l’anno duecentocinquanta [864-65]… i Musulmani, assediata Scicli, la presero”; se tale testimonianza è utile per conoscere l’esistenza dell’abitato, ben poche certezze può fornire in merito ad eventuali opere di fortificazione o castelli. Nel 1093, a conquista normanna ormai avvenuta, Scicla è ricordata fra le pertinenze della diocesi di Siracusa. Il castello è quindi primariamente menzionato da Idrisi, che nella prima metà del XII secolo scrive “Rocca di Siklah, posta in alto sopra un monte, è delle più nobili”. Nel 1255 papa Alessandro affida, con lettera del 13 settembre 1255, al nobili viri Rogerio Finecte de Lentino…Bizini, Modice, Sicli et Palatioli castra Siracusane diocesis. Nella prima fase del conflitto che oppose Angioini ed Aragonesi, nel 1282, Modica, Ragusa e Scicli insorgono contro le guarnigioni francesi che presidiavano quei luoghi. Dopo dieci anni, nel 1293, castrum et terram Sicli vengono confermati a Giovanni da Procida da re Giacomo II insieme al castello di Scicli. E’ del 1343 l’inclusione di Scicli nella contea di Modica: così conferma il diploma che, in tale anno, investe della contea di Modica Manfredi II o Manfreduccio Chiaramonte, in cui sono inseriti castrum et terram Sicli. Nel 1346, tuttavia, si legge castrum magnum e castrum parvum–traditio feudi del 7 novembre, sotto re Ludovico, in atto rogato dal notaio Arcade de Ioccia. Del 1392 è il diploma di concessione della contea di Modica a Bernardo Cabrera, nel quale si trovano terram, castrum et locum de Xichili. Nel 1451 si legge terram, castrum et locum Sicli; nel 1462 “il 3 gennaio 1462 fu nominato castellano di Scicli Antonio Tonnafer [aggiunta manoscritta di Pluchinotta: e il giorno 1 dicembre dello stesso anno Francesco Martorelli]… nel 1491 [questa carica era tenuta] da Martino Praydes per il castello Grande e da Tomeo di Naro per il catello dei Tre Cantoni [seguono altri nomi di castellani fino al 1748]” – Pluchinotta 1932, p. 27, n. 1. Nel 1532 in un atto notarile viene elencato accuratamente l’armamentario del castello, le “fosse” e le “carceri”; nel 1535 la storia del castello di Scicli subisce una svolta: sono istituite in Sicilia le sergenzie o sedi d’Armi, di cui furono poi stabilite le circoscrizioni in numero di dieci […] Scicli fu elevata allora a capoluogo della quarta sede d’armi, che prese il nome della città. Mentre nel 1542 il forte viene menzionato con Castelluzo…Castillucium, nel 1543 si registra la provisione della castellania di Scicli in persona di Antonio Federico di Rannidito..con que serais obligado a tener para la guarda de la dicha fortaleza quatro hombres… .
Bibliografia
E. Canzoneri, Il Castello dei tre cantoni di Scicli (Rg) e l’analisi stratigrafica delle strutture murarie, in “Notiziario storico di Scicli”, 3 dic. 1997, pp. 19-99.
G. Di Stefano, S. Fiorilla, Scicli (Ragusa): il castello dei tre cantoni, in I Congresso nazionale di archeologia medievale, a c. S. Gelichi, Firenze 1997, pp. 92-96.
F. Maurici, Castelli medievali in Sicilia. Dai bizantini ai Normanni, Palermo 1992.
P. Militello, Scicli nel passato dall’evo antico al terremoto del 1693, in AA. VV., Scicli Com’era, com’è, come sarà, Scicli, Scicli 1994, pp. 7-16.
Castelli medievali di Sicilia, guida agli itinerari castellani dell’isola; Regione Siciliana Centro Regionale per l’Inventario la Catalogazione e la Documentazione dei Beni Culturali e Ambientali.
Indirizzo: Contrada Castellaccio, colle di San Matteo
Facilities
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