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Descrizione
Il castello delimita l’estremità settentrionale dell’abitato medievale, nucleo ancora individuabile per la sua configurazione fusiforme, con percorsi anulari che scalano il crinale roccioso e che sboccano alla fortezza; in questa culminava il perimetro murario che fortificava l’insediamento, cortina che ricadeva lungo le odierne vie Castelli, Adamo e Cappellone.
Il complesso castrense era ed è prevaricante sull’immediato intorno urbano, facendo sistema, davanti al suo accesso principale, con un ampio slargo e con una piccola chiesa intitolata a San Pietro.
Si ritiene che la fortezza presidiasse visivamente tutta la fiumara di Alesa, naturale e storica via di penetrazione verso l’interno della Sicilia. Evidenti sono le rispondenze con la “Croce” di Santo Stefano Camastra e con i castelli di Caronia, Castelluccio, Migaido, Pettineo, Tusa e Pollina, mentre sul litorale tirrenico, nei giorni tersi, si spazia da Capo Gallo a Capo d’Orlando e, più abitualmente, da San Marco d’Alunzio alla rocca di Cefalù. Relazioni chiare si colgono con le torri costiere di Raisi-gerbi, di Scillichenti, di Torremuzza e con i castelli della Marina di Tusa e di Serravalle.
La ristrutturazione compiuta dal 1955 al 1965 ha cancellato gran parte delle pristine fabbriche attorno alla corte centrale.
Il nuovo edificio è stato impostato sull’originario terrapieno e se, da una parte, ha ribadito il sistema distributivo e la configurazione volumetrica unitaria del vecchio castello, dall’altra ha sostituito ai poderosi muraglioni ciechi moderne facciate intonacate e finestrate; immuni dalle trasformazioni restano i due bastioni dislocati alle estremità del fronte settentrionale e, soprattutto, i due ambienti voltati a botte, convertiti in cappella e sacrestia, su cui un tempo sorgeva il dongione; nell’intradosso delle volte, poggianti su murature spesse mediamente 2 m, longilinei conci di tufo e pomice denunciano la loro importazione, data l’irreperibilità di tali materiali sul posto; il bastione giustapposto alla parete rocciosa est si eleva per 12 m e nella sua parte più massiccia ha uno spessore di ben 6,70 x 5 m.
La maggior parte delle murature è occultata da intonaci recenti, mentre quelle ancora scoperte sono in pietrame d’arenaria legato con malta di calce. Lo stato di conservazione delle parti superstiti è discreto.
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Storia
Fin dal 1268 si ha notizia del casale di Sparto sul luogo su cui attualmente insistono le poche porzioni sopravvissute del castello. Il casale è ricordato in questa data per essere stato confiscato dagli Angioini a Roberto, feudatario svevo. Nel 1270 il casale è affidato all’angioino Hugues de Brusa.
Nel 1282, nella colletta di Pietro d’Aragona, Sparto figura come località in condizione di fornire 5 arcieri.
Nel 1380 Muccio di Fermo costruisce sul casale di Sparto il nuovo fortilizio, chiamato Motta di Sparto o di Fermo.
Nel 1453 Giovanni d’Affermo, figlio di Muccio, produce testimonianze utili alla sua investitura, documentando che il padre aveva rifondato la terra e costruito la motta.
Nell’ultimo quarto del XV secolo il castello è luogo di sanguinosi scontri intestini alla famiglia d’Affermo.
Il Fazello ricorda, nel 1558, la Motta d’Affermo come vicina all’antica Halaesa.
Nel 1652 crolla una parte del torrione su uno dei magazzini sottostanti.
Nel 1741 le vecchie strutture vengono aggiornate con nuovi saloni decorati in stucco.
Nel 1750 l’Amico definisce il castello “superba e ben munita fortezza sita in arduo luogo”.
Bibliografia
Castelli medievali di Sicilia, guida agli itinerari castellani dell\'isola; Regione Siciliana Centro per l\'Inventario la Catalogazione e la Documentazione dei Beni Culturali e Ambientali.
Indirizzo: Centro urbano, quartiere Fascello, piazza Castello.
Facilities
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