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Descrizione
La Fortezza di Fiumedinisi è una vera e propria finestra naturale che si affaccia sulla Valle del Nisi e sul mar Ionio. Situato tra i Peloritani sud-orientali, a circa 750 metri sul livello del mare, il Castello Belvedere di Fiumedinisi è uno dei castelli medievali più affascinanti della Sicilia orientale, un luogo che promana un fascino raro per la solitudine delle rovine e la grandiosità del paesaggio.
Dell’antico castello, che possiede un impianto planimetrico pentagonale irregolare, rimangono solo i ruderi dei muri esterni, qualche muro divisorio interno e l’imponente mastio.
Questo castello fu uno dei primi a cui dedicai la mia attenzione, sia per il suo fascino coinvolgente che per la sua storia millenaria. Da uno dei primi sopralluoghi (2002) ciò che oltre il panorama mozzafiato saltava subito all'attenzione era lo stato di abbandono: unico e vero sovrano del maniero. Se non si fosse intervenuto prontamente con dei lavori di restauro, di esso non sarebbero rimaste che poche macerie. Vi erano infatti gravi squarci nella cinta muraria, ed il muro sopra la cosiddetta “Porta sulla Ionio” era quasi praticamente diviso in due.
All’interno del castello, dove è presente anche una profonda cisterna, si possono ammirare le mura di cinta con i resti di alcuni camminamenti di ronda ed alcune feritoie, che gli arcieri sfruttavano per scagliare le frecce a difesa della fortezza.
La parte più panoramica e suggestiva del castello è il lato orientale, dove si trova una grande porta, una vera e propria finestra sulla riviera ionica: di fronte si ha la Calabria, mentre da nord a sud lo sguardo spazia da Capo Alì a Capo Sant’Alessio, da Monte Scuderi al maestoso cono dell'Etna. L’aria che si respira su questo monte è davvero d’altri tempi, la serenità che esso promana ed il panorama impareggiabile rendono l’esperienza di una visita al Belvedere unica ed indimenticabile.
Tutto ciò sembrava essere destinato a scomparire, quando poi, nel 2006, iniziarono i lavori di restauro e consolidamento. Il Castello Belvedere avrebbe finalmente avuto la giusta valorizzazione e fruizione turistica.
E così il castello fu restaurato e già nella primavera 2007 il maniero era pronto per farsi ammirare in tutto il suo ritrovato splendore. Ma già dal primo sopralluogo dopo i restauri notai che qualcosa era stato molto sopravvalutata: la stoltezza, l’ignoranza ed il vandalismo di cui sono spesso dotati gli uomini, se questi si possono chiamare tali, ed in particolare gli “uomini siciliani”. Il pannello descrittivo (dove si trovavano la planimetria, le informazioni sullo scavo e sulla storia del castello), che era stato accuratamente posizionato all’inizio del percorso creato, era già stato rotto, probabilmente scagliandogli addosso una pietra.
Il restauro era stato fatto molto bene, un restauro conservativo che aveva tenuto in grande considerazione la bellezza paesaggistica e morfologica del luogo. Era stata realizzata una scala in pietra con una staccionata in legno che conduceva al Castello Belvedere.
In un paese sensibile al proprio patrimonio storico ed architettonico si potrebbe pensare che sicuramente il pannello descrittivo sarebbe stato sistemato e che sicuramente si sarebbe fatto in modo che il bene castellano appena restaurato fosse tenuto in maniera decorosa, in modo da custodirlo e tutelarlo dall’incuria del tempo e dell’uomo. Già, si potrebbe...perchè ciò non avviene sicuramente in Sicilia; la famosa Sicilia, terra di cultura, crocevia di viaggiatori, culla di civiltà e tradizioni. Già, proprio quella...ma oggi non è altro che una terra senza civiltà, un'isola dalle tradizioni perdute, ancora crocevia di viaggiatori che giungono ad ammirare solo ciò che è stato lasciato dai greci, millenni fa...perchè noi, uomini contemporanei non sappiamo tenere pulito neanche il ciglio della strada nella quale abitiamo. Figuriamoci tenere pulito un maniero diroccato posto su una cima di un monte dei Peloritani al quale si accede percorrendo una percorso sterrato con una jeep. Forse in Trentino, sicuramente in Svizzera ed in tutti i Paesi d'Oltralpe. Ma non in Sicilia, cuore del Mediterraneo.
Ma le cose non finirono lì purtroppo, e nell’ultimo sopralluogo (luglio 2009) i miei occhi videro ciò che mai avrebbero voluto vedere: l’abbandono si era riappropriato di ciò che solo per neanche due anni era tornato a risplendere. La staccionata che delimita il sentiero in pietra era stata in parte rotta, spezzata, gettata giù dal pendio, il pannello descrittivo danneggiato era scomparso totalmente, le erbe infestanti erano cresciute a dismisura, e peraltro erano tutte secche, quindi con un rischio incendi per la zona molto elevato, ed infine, ciliegina sulla torta, l’interno del castello era diventato il luogo ideale per far pascolare capre e pecore, e quindi, di conseguenza, per depositare i propri escrementi.
Ecco cosa era e cosa è diventato il Castello di Fiumedinisi. Le conclusioni traetele da soli. Sono passati già due anni (luglio 2011) da quando non visito il maniero, e non oso neanche immaginare cosa ci sia lassù. Intanto continuo a pensare, a sognare, che le cose possano cambiare, che la gente possa capire realmente cosa rappresenta la nostra terra, cosa ci regala giornalmente e cosa possiede da millenni. Ma soprattutto spero che le persone, i siciliani, possano comportarsi civilmente: la natura, e ciò che i nostri antenati hanno costruito sfruttando le sue bellezze, è nostra, e spetta a noi costudirla e proteggerla.
E’ uno scrigno, un tesoro inestimabile: osserviamolo, godiamocelo, amiamolo, rispettiamolo, tuteliamolo. Oggi, domani, sempre.
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Prezzi ed orari
Come raggiungere
Autostrada A18 (Messina-Catania), uscita Roccalumera, poi SS114 direzione Nizza di Sicilia, appena all'uscita prendere la strada per Fiumedinisi (5 km). Arrivati in paese seguire le indicazioni per il castello, che si trova in cima al monte che domina la valle del Nisi. Dopo un paio di km questa strada diventa sterrata, ecco quindi che è consigliato avere un fuoristrada per raggiungere il maniero.
Recensioni
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kaspita
- 12/06/2015
calitea briguglio
- 15/04/2013
calitea briguglio
- 15/04/2013
Storia
Il Castello di Fiumedinisi sovrasta l’omonimo paese, le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Nel 1294 a.C. l'abbondanza di acqua del fiume che scorre nella valle e la ricchezza di sorgive dell'intera zona indussero i Siculi, dopo l'esodo in massa nella Sicilia orientale e la sconfitta inferta ai Sicani per il possesso di questa parte dell'isola, a stabilirsi nel territorio del Nisi, dove fondarono e costruirono il primo nucleo abitato cui successivamente alcuni coloni greci, trasferitisi in Sicilia, diedero il nome di Nisa, reiterato omaggio al culto di Dionisio, dio del vino e della vite, largamente venerato.
In seguito la leggenda narra che qui sembra sia vissuto il mitico marinaio Faone di Lesbo, amato dalla poetessa greca Saffo che venne in Sicilia, a Nisa, per incontrarlo ed il cui viaggio ispirò il poeta latino Ovidio. Nei secoli a seguire Nisa fiorì sotto il governo romano, conobbe l'amministrazione dei Bizantini, degli Arabi che crearono un nuovo insediamento vicino al torrente, proprio dove sorge oggi il paese, sino ai Normanni, ai quali si deve la definitiva ubicazione ed il nome attuale.
Essi infatti gli diedero il nome di Flumen Dionisyi, nel ricordo di Dionisio e del fiume che nasce nel luogo. Secondo una tradizione locale il castello fu costruito dagli arabi nel IX secolo d.c. sulle rovine di un antico tempio greco dedicato a Dionisio.
Durante la dominazione normanna (XI-XII secolo d.C.) fu poi ampliato e adibito a residenza del signore del luogo. Fu nei boschi attorno a Fiumedinisi che il 28 settembre del 1197 l’imperatore Enrico VI di Svevia, padre di Federico II, durante una battuta di caccia al falcone, fu colpito da improvviso malore (probabilmente a causa di una congestione causata dall’aver bevuto l’acqua fredda del fiume), morendo così all’età di appena 32 anni.
Successivamente il feudo di Fiumedinisi fu governato da diversi signori: da Ruggero di Vallone nel 1320, da Giamo di Villanova nel 1336 e poi dalla Famiglia Colonna a partire dal 1392.
Il castello nel secolo XIV passò al capitano di ventura Giovanni Mangiavacca come ricompensa per alcune prestazioni e poi alla famiglia Romano Colonna che successivamente lo abbandonò perché distante dal centro abitato.
Bibliografia
Amico V., Dizionario topografico della Sicilia, tradotto e annotato da Gioacchino Di Marzo, 2 voll., Palermo 1855-56;
Gregorio C., I tesori di Fiumedinisi, Messina 1988;
San Martino de Spucches F., La storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia dalle loro origini ai nostri giorni, 10 voll., Palermo 1924-1941.
Indirizzo: Contrada Belvedere, monte che sovrasta il paese
Facilities
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