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Descrizione
Il castello sorse su un promontorio roccioso a picco sul mare a presidiare il tratto di litorale tirrenico antistante: era collegato visivamente con i limitrofi castelli ed abitati di Caronia, Acquedolci, Sant''Agata, San Marco d'Alunzio e Pietra di Roma, Militello, Naso, Ficarra, Brolo, Piraino, Gioiosa Guardia, posti sulla costa o sulle alture verso l'interno, oltre che con il circuito delle torri d'avvistamento (tra cui quella del Lauro) e con l'arcipelago delle Eolie; la visibilità, in assenza di foschia, giunge fino a Cefalù.
Delle fortificazioni originarie, rimaneggiate in gran parte dopo la fondazione del santuario, oggi è superstite solo una torre di pianta rettangolare. Essa era originariamente articolata su due livelli: un primo, in cui si collocano l'ingresso voltato, un disimpegno parzialmente basato sulla roccia, due celle di pianta rettangolare ed una cisterna ispezionabile mediante un'apertura sulla volta; un secondo, a quota inferiore, con ampio locale scoperto, delimitato da spesse mura perimetrali, cui si accede tramite scala longitudinale a una rampa. Esistono tracce di un ulteriore vano ad una quota intermedia che convive con complesse tracce di strutture preesistenti. La muratura superstite, di diverso spessore, è realizzata in pietrame, laterizi, malta e blocchi di pietra di varia pezzautra a faccia vista e perfettamente squadrata nei cantonali ancora riconoscibili. L'edificio consta attualmente di tre fronti, che affacciano rispettivamente, vrso il piazzale panoramico (con arco d'ingresso a sesto ribassato, edicola sacra moderna e pozzo a base poligonale), sull'abitato (rivellino) e sul mare (su cui si aprono un portale ed una finestra con archi a tutto sesto, più due piccole finestre quadrate in corrispondenza delle sopracitate celle). Lavori di restauro diretti dalla Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Messina condotti sulla chiesa negli anni 1981-1984 hanno interessato il consolidamento delle fondazioni, la bonifica dei muri perimetrali, il rifacimento di coperture, intonaci, pavimentazioni, infissi, gradinata esterna; nel 1994, inoltre, si sono restaurati anche i resti del castello (muratura del rivellino; rifacimento della parete perimetrale esposta verso il mare).
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Storia
Secondo la leggenda, la fondazione del castello si dovrebbe a Carlo Magno che lo avrebbe dedicato alla memoria di Orlando.
La prima citazione del castello, in verità, si ha nel 1269, seguita da altre nel 1299, agli inizi del XIV secolo, nel 1349, nel 1356 e nel 1359. Nel 1406 avviene la regia concessione a Bernardo Ventimiglia e Centelles della terra e del castello sui quali però il sovrano si riserva il merum et mixtum imperium.
Nel 1460 la castellania è concessa a Pietro Cardona.
Nel XVI secolo la torre funge ancora da posto d'avvistamento contro i Turchi; nel 1584 Camilliani parla del castello di Capo d'Orlando come "Torre molto antica", sottolineando che "havrebbe di bisogno di racconciamenti ... falconetti ... sopra il parapetto del baglio ... smerigli sopra d'essa torre", che risultava sprovvista, priva di terrapieno, facilmente incendiabile per i solai in legno.
Nel 1559 - 1600 fatti miracolosi (una statuetta della Madonna lasciata da San Cono ai fratelli Raffa, guardiani della torre, e quindi trasferita a Naso, in seguito a terremoti è riportata indietro), determinano la fondazione del santuario, con chiesa e attigua sacrestia; Girolamo Joppolo, conte di Naso, ordina che "si riabbellisse il castello", oltre ad una serie di ampliamenti e rimaneggiamenti sulla struttura. Nel 1613 un terremoto provoca ingenti danni alla struttura.
Nel 1615 i mastri Francesco e Innocenzo Imperatrice, fabri murarii, dichiarano di aver realizzato per Pietro Maria Cibo 580 canne di muro murato nel castello.
Nel 1621, sotto i governi del conte Pietro Maria, della moglie Giovanna e della figlia Flavia Cibo, nella torre di Capo d'Orlando ("quale era dentro un baglio grande et ci era una ecclesia et una taverna con certi stantii per alloggiamento di passageri") si realizzano importanti lavori di fabrichi, tra cui un appartamento di rappresentanza, con otto camere ed un salone, "cantini a bascio, stalli, carceri, damusi et damuselli", più una cisterna; "reparationi et benefitii ad una cantonera", alla torre grande che "stava per cascari et andari in rovina" ed al complesso delle sue strutture difensive ed offensive, rendendolo "castello munito" ma anche ricca dimora che avrebbe potuto quindi costituire ambito bersaglio per i pirati.
L'Amico, nel 1750, ne parla come di castello, chiesa, approdo ed osteria.
Nel 1790 Giovanni Antonio Sandoval Joppolo si investe di contea, terra e castello di Naso e Capo d'Orlando; gli succede Bernardo Joppolo di Ventimiglia Fardella, ultimo investito (1811).
Nel primo decennio del XIX secolo terremoti ed alluvioni determinano frane e smottamenti che coinvolgono anche la collina con castello ed il santuario.
Il sito, già di proprietà dei Cappuccini, viene ceduto alla diocesi di Patti nel XIX secolo.
Nel 1978 il complesso monumentale subisce gravi danni.
Bibliografia
Castelli medievali di Sicilia, guida agli itinerari castellani dell\'isola; Regione Siciliana Centro Regionale per l\'Inventario la Catalogazione e la Documentazione dei Beni Culturali e Ambientali.
Indirizzo:
Facilities
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