Il Castello è chiuso per pericolo crolli
Descrizione
Nella valle di Bolo, in territorio di Bronte, su di un piccola rocca a strapiombo sull'ansa del fiume di Troina o Serravalle, al centro di un paesaggio particolarmente impervio ma suggestivo, sorge il Castello di Torremuzza, nell'ex feudo e casale di Cattaino.
Il complesso fortificato sorge su di un sperone di roccia calcarea accessibile solo da meridione. Agli altri punti cardinali corrispondono pareti a strapiombo difficilmente praticabili. La particolare conformazione rocciosa costringe la fortezza a distendersi su più livelli: in basso trovano posto recenti strutture, composte da ambienti probabilmente residenziali, forse adibiti in epoca recente a celle per i detenuti. Al livello superiore si accede attraverso piccoli gradini ricavati dalla roccia, terminanti in un ingresso angusto un tempo ben protetto da una porta rinforzata, i cui cardini dovevano essere robusti, secondo quanto si può dedurre dai fori scavati nella pietra. L'intenzione è quella di isolare agevolmente il livello inferiore da quello superiore, che si presenta nell'aspetto di un'ampia terrazza non coperta, i cui bassi muri perimetrali sono caratterizzati da numerose feritoie quadrate o circolari.
Trattasi di un ampio luogo di osservazione per il territorio circostante, una sorta di ampio terrazzo naturale recintato artificialmente, in grado di trasformarsi, all'occorrenza, in un ridotto fortificato isolato dal resto dello sperone roccioso. Inoltre, su questo terrazzo si distinguono a nord-ovest i resti di una torre, la quale si ritiene (tradizione locale) edificata in una imprecisata epoca della dominazione bizantina in Sicilia. La struttura poggia su di un affioramento di roccia ai margini occidentali della piccola rocca. Dai resti si può dedurre una pianta circolare; la tecnica edilizia si compone di pietre locali non squadrate, unite insieme da malta. Sulla sommità si distingue quel che rimane del piccolo camminamento di ronda, accessibile probabilmente per mezzo di una scaletta elicoidale in pietra, secondo quanto lasciano intendere alcuni fori presenti lungo la parete interna superstite.
Nell'insieme l'intero corpo di fabbrica presenta una tecnica costruttiva e un impianto edilizio relativamente recente. Non si posseggono al momento dati storici certi che permettano una sicura datazione, solo ipotizzabile tra il XVII e il XVIII sec. d.C. E' comunque probabile che la torre sia preesistente, sebbene non vi sia prova alcuna per una datazione ad epoca bizantina.
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Prezzi ed orari
Orari di apertura
Il castello versa in uno stato di totale abbandono. E' possibile visitare liberamente il castello, poichè non vi è alcuna recinzione, tuttavia è vivamente consigliato prestare grande attenzione durante la visita per il pericolo di crolli.
Come raggiungere
Da Bronte: seguire le indicazione per Cesarò (SS289) ed arrivati al bivio con la strada statale 120, sulla sinistra si trovano due strade sterrate, una a destra che scende verso il fiume Serravalle, l'altra a sinistra verso la Serra di Vito. Per raggiungere il castello, visibile in lontananza proprio da questro bivio affacciandosi sulla vallata, prendere la strada che va verso il fiume.
Superato il fiume con la macchina (se non vi è tanta acqua!) proseguire per circa 1 km e lasciare la macchina in prossimità di un piccolo spiazzale, dopodichè oltrepassare la recinzione a destra e dirigersi a piedi verso il castello.
Se il fiume è abbastanza pieno non sarà possibile passare il fiume, neanche con una jeep, ma percorrendo circa cento metri a sinistra della riva del fiume si arriva ad una specie di ponte tibetano, usato dai contadini, che vi permetterà di passare il fiume e dirigervi a piedi verso il castello.
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Storia
Si ritiene che la torre del Castello di Torremuzza risalga ad epoca bizantina (VI -VII secolo), con successivi ampliamenti avvenuti durante la dominazione normanna. Il castello fu successivamente ampliato dagli spagnoli ed infine, durante il periodo borbonico, adibita a prigione.
Si deve a Benedetto Radice, storico brontese, la più completa ricostruzione storica relativa alla contrada. Il luogo sembrerebbe frequentato fin da epoca remota. Pare siano stati rinvenuti, in zona, deposizioni funerarie e sarcofagi databili intorno al III sec. a.C. La prima attestazione documentaria risale alla fine del XIII secolo. Nel 1296 Cattaino risultava feudo, i cui baroni erano gli eredi del giudice Giovanni de Manna. Il censimento dei feudi del 1408 ricordava barone don Nicolò Crisaffi. Durante i decenni successi il feudo passò in mano alla famiglia Sant'Angelo.
Fu re Alfonso, nel 1453, a confermare il possesso di Cattaino a Blasco di Sant'Angelo. Durante i decenni successivi, il feudo passò da padre in figlio, finchè nel 1507 giunse in mano della famiglia Lancia. Il castello, la cui data di fondazione è sconosciuta, venne utilizzato come luogo di reclusione già nel 1501, quando vi fu internato tale Antonio Spitaleri, secondo sentenza del capitano di Randazzo.
La contrada venne probabilmente abbandonata in relazione alla fondazione della città di Bronte. Il castello, tuttavia, continuò ad essere in uso in qualità di carcere forse fino ai moti rivoluzionari legati all'unità d'Italia.
Bibliografia
B. Radice, Memorie storiche di Bronte, ed. digitale a cura di Associazione Bronte Insieme Onlus, pag. 93;
Gregorio, Biblioteca Aragonese, pag. 408;
Conservadoria registro Fortilizi, vol. MCX, an. 1497, 1453.
Indirizzo: Contrada Cattaino, Valle di Bolo
Facilities
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