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Descrizione
Il Castel del Monte è costruito direttamente su un banco roccioso, in molti punti affiorante, ed è universalmente noto per la sua forma ottagonale. Su ognuno degli otto spigoli si innestano otto torri della stessa forma nelle cortine murarie in pietra calcarea locale, segnate da una cornice marcapiano, si aprono otto monòfore nel piano inferiore, sette bifore ed una sola trifora, rivolta verso Andria, in quello superiore.
Il cortile, di forma ottagonale, è caratterizzato, come tutto l'edificio, dal contrasto cromatico derivante dall'utilizzo di breccia corallina, pietra calcarea e marmi; un tempo erano presenti anche antiche sculture, di cui restano solo la lastra raffigurante il Corteo dei cavalieri ed un Frammento di figura antropomorfa.
In corrispondenza del piano superiore si aprono tre porte-finestre, sotto cui sono presenti alcuni elementi aggettanti ed alcuni fori, forse destinati a reggere un ballatoio ligneo utile a rendere indipendenti l'una dall'altra le sale, tutte comunicanti tra loro con un percorso anulare, ad eccezione della prima e dell'ottava, separate da una parete in cui si apre, in alto, un grande òculo, probabilmente utilizzato per comunicare.
Le sedici sale, otto per ciascun piano, hanno forma trapezoidale e sono state coperte con un'ingegnosa soluzione. Lo spazio è ripartito, infatti, in una campata centrale quadrata coperta a crocièra costolonata, ( con semicolonne in brèccia corallina a pianterreno e pilastri trilobati di marmo a quello superiore), mentre i residui spazi triangolari sono coperti da volte a botte ogivali.
Le chiavi di volta delle crociere sono diverse fra loro, decorate da elementi antropomorfi , zoomorfi e fitomorfi.
Il collegamento fra i due piani avviene attraverso tre scale a chiocciola inserite in altrettante torri.
Alcune di queste torri accolgono cisterne per la raccolta delle acque piovane, in parte convogliate anche verso la cisterna scavata nella roccia, al di sotto del cortile centrale. In altre torri, invece, sono ubicati i bagni, dotati di latrina e lavabo, ed affiancati i
tutti da un piccolo ambiente, probabilmente utilizzato come spogliatoio o forse destinato ad accogliere vasche per abluzioni, poiché la cura del corpo era molto praticata da Federico II e dalla sua corte, secondo un'usanza tipica di quel mondo arabo così amato dal sovrano.
Grandissimo interesse riveste il corredo scultoreo che, sebbene fortemente depauperato, fornisce una significativa testimonianza dell'originario apparato decorativo,un tempo caratterizzato anche dall'ampia gamma cromatica dei materiali impiegati: tessere musive, piastrelle maiolicate, paste vitree e dipinti murali, di cui fra la fine del ‘700 ed i primi dell'800 alcuni scrittori e storici locali videro le tracce, descrivendole nelle loro opere.
Attualmente sono ancora presenti le due mensole antropomorfe nella Torre del falconiere, i telamoni che sostengono la volta ad ombrello di una delle torri scalari ed un frammento del mosaico pavimentale nell'VIII sala al piano terra. Nella Pinacoteca Provinciale di Bari sono stati temporaneamente depositati, invece, due importanti frammenti scultorei, raffiguranti una Testa ed un Busto acefalo, rinvenuti nel corso dei lunghi restauri, che non hanno restituito alcuna traccia, invece, della vasca ottagonale posta al centro del cortile, citata da alcuni studiosi del secolo scorso.
Si informano i Signori visitatori che a partire dal 18.10.2011 alcune sale del monumento e alcuni spazi esterni non saranno accessibili al pubblico a causa di lavori di restauro e manutenzione straordinaria.
Testi a cura della Dott.ssa M. Tocci - Direttore di Castel del Monte
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Prezzi ed orari
Come raggiungere
A Castel del Monte si arriva dall'autostrada A16 (Bari-Canosa), uscita Andria-Barletta; quindi percorrendo la SP170 per circa 18 chilometri. I centri più vicini sono Andria (km 18), Ruvo (km 21), Corato (km 21) e Minervino Murge (km 24).
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- 22/06/2016
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- 13/09/2013
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- 26/08/2010
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- 04/12/2009
Storia
Castel del Monte possiede un valore universale eccezionale per la perfezione delle sue forme, l'armonia e la fusione di elementi culturali venuti dal Nord dell'Europa, dal mondo Musulmano e dall'antichità classica. È un capolavoro unico dell'architettura medievale, che riflette l'umanesimo del suo fondatore: Federico II di Svevia.
Con questa motivazione, nel 1996, il Comitato del Patrimonio Mondiale UNESCO riunito a Merida (Messico), ha inserito nella World Heritage List il castello, fatto realizzare da Federico II di Svevia intorno al 1240. Il solo documento di epoca federiciana riguardante il monumento è un mandato del 29 gennaio 1240, con il quale il sovrano, da Gubbio, ordinava a Riccardo da Montefuscolo, Giustiziere di Capitanata, di acquistare calce, pietre e quant'altro fosse necessario "...pro castro quod apud Sanctam Mariam de Monte fieri volumus". In tale documento era usato il termine latino actractum, suscettibile di varie interpretazioni: pavimento, livellamento del terreno, lastrico di copertura, fino ad un più generico significato di materiale edilizio.
L'unica certezza, quindi, è che nel 1240 fossero in corso a Castel del Monte dei lavori, sul cui andamento Federico chiedeva peraltro di avere frequenti aggiornamenti. Sulla natura di tali opere, se in altre parole fossero di fondazione o di completamento, la critica appare discorde. Alcune osservazioni sembrerebbero tuttavia avvalorare la seconda ipotesi. Il castello sorge direttamente sul banco roccioso e non sarebbe stato effettuato alcun intervento di preparazione, o di livellamento del terreno, prima di avviare la costruzione. Sembra dunque più plausibile che il termine actractum indichi una copertura.
Poiché Castel del Monte compare come un edificio compiuto nello Statutum de reparatione castrorum (1241-46) , elenco delle strutture castellari bisognose di interventi di manutenzione, ciò si giustifica solo anticipandone la fondazione rispetto al 1240.
Apparentemente isolato e periferico, in realtà il castello sorgeva non lontano dalla strada che collegava Andria ed il Garagnone (presso Gravina), importanti nuclei insediativi dell'epoca; la sua collocazione in cima ad una collina alta 540 metri sul livello del mare e ben visibile a distanza, faceva di Castel del Monte un elemento essenziale nel sistema di comunicazione all'interno della rete castellare voluta da Federico II, sebbene gran parte della critica abbia escluso una sua funzione militare per l'assenza di fossato, caditoie e ponte levatoio.
Tutt'altro che casuale, e non solo a livello strategico, appare quindi la scelta del luogo: una collina inondata dal sole in tutte le ore del giorno, con cui il monumento sembra costantemente in relazione. La luce del sole e le ombre che ne nascono, esaltano e definiscono le forme del monumento, regolarissime eppure sottilmente differenti, e ne valorizzano i colori, anch'essi uniformi e mutevoli insieme.
Un rapporto, quello col sole, che nel Medioevo condizionava l'orientamento degli edifici sacri e che appare più che ovvio nel caso di Federico II, appassionato di astronomia e paragonato o addirittura identificato con l'astro. Così il figlio Manfredi ne annunciò infatti la morte: "E' tramontato il sole della giustizia, è morto il difensore della pace".
Oggetto di studio e diversamente interpretata è anche la destinazione d'uso del castello. Sebbene il termine castrum in ambito svevo si riferisca a strutture prevalentemente difensive, pur non escludendo utilizzi accessori, nel caso specifico la presenza di bagni e camini ad entrambi i piani del castello, il lusso delle rifiniture, la raffinatezza del repertorio scultoreo rendono plausibile anche un uso residenziale e di rappresentanza, riservato probabilmente ad una ristretta cerchia di privilegiati molto vicini al re, viste le dimensioni dell'edificio.
E' altrettanto innegabile che per la sua posizione sopraelevata e per la particolarità della sua forma Castel del Monte, capace di affascinare anche l'uomo di oggi, fosse oggetto di enorme stupore ed ammirazione da parte di sudditi, alleati, nemici di Federico II. E che fosse, dunque, uno dei mezzi più efficaci da lui concepiti per esaltare la sua grandezza, il prodotto più rappresentativo della sua concezione di "arte al servizio del potere".
Un insieme di funzioni, quindi, si può dire abbia caratterizzato questo eccezionale monumento, emblematica espressione della variegata personalità del suo committente, uomo del medioevo che a grandi pregi quali vastità di cultura, molteplicità di interessi, intelligenza, spirito di tolleranza e amore per la pace e la giustizia, unì anche grande orgoglio ed ambizione.
Il 29 gennaio 1240, da Gubbio, l’imperatore Federico II firma un decreto diretto a Riccardo di Montefuscolo, giustiziere di Capitanata, in cui ordina di predisporre il materiale necessario alla costruzione di un castello situato presso la chiesa (oggi scomparsa) di Sancta Maria de Monte. All’epoca la sua costruzione doveva essere giunta già alle coperture, ed essere quindi vicina al completamento.
In effetti altre fonti informano che nel 1246 Manfredi, figlio di Federico, imprigionò nel castello alcuni sudditi ribelli, e che nel 1249 vi si svolsero i festeggiamenti per le nozze di Violante, figlia naturale dell’imperatore, con Riccardo conte di Caserta. In un manuale di navigazione composto intorno al 1250, noto come Compasso de navigare, viene citata "una montagna longa enfra terra et alta, e la dicta montagna se clama lo Monte de Sancta Maria, et à en quello monte uno castello", come se l’edificio, visibile nel tratto costiero tra Trani e Barletta, fosse un punto di riferimento ormai acquisito dalla navigazione. In ogni caso dopo il 1268, alla caduta degli Svevi, Carlo I d’Angiò vi avrebbe imprigionato Federico, Enrico ed Enzo, figli di Manfredi.
Inoltre, con gli interventi da lui promossi a partire dal 1277, viene rafforzata la funzione di avvistamento e controllo del territorio che già il castello svolgeva in età sveva: il segno e la funzione di Castel del Monte come elemento di un sistema di comunicazione anche visiva vengono dunque confermati e potenziati.
Salvo brevi periodi di feste (nozze tra Beatrice d’Angiò e Bertrando del Balzo nel 1308, e tra Umberto de la Tour, delfino di Francia, e Maria del Balzo nel 1326), il castello rimase per lo più adibito a carcere. Nel 1495 vi soggiornò Ferdinando d’Aragona, prima di essere incoronato re delle due Sicilie a Barletta. Il nome attuale del castello compare poco più tardi in un decreto dello stesso re, emesso da Altamura. Annesso al ducato di Andria, appartenne a Consalvo da Cordova e, dal 1552, ai Carafa conti di Ruvo. Fu rifugio per molte nobili famiglie andriesi durante la pestilenza del 1656. Fin dal secolo XVIII, rimasto incustodito, fu sistematicamente devastato, spogliato dei marmi e degli arredi, e divenne ricovero per pastori, briganti, profughi politici.
Nel 1876, prima che sopravvenisse la definitiva rovina, il castello venne acquistato dallo Stato italiano per la cifra di £ 25.000, davvero irrisoria se si pensa che i primi necessari interventi di recupero richiesero praticamente una cifra identica. I lavori di restauro ripresero con continuità e cautela scientifica dal 1928 in poi, fino ad arrivare ai recentissimi ultimi interventi degli anni '80 e degli ultimi anni.
Testi a cura della Dott.ssa M. Tocci- Direttore di Castel del Monte
Araldica
Hohenstaufen
Gli Hohenstaufen (o anche Staufer o Staufi o Staufen) furono una famiglia nobile originaria della Svevia.
La vicenda politica del casato Hohenstaufen inizia nel 1105 con il conferimento a Federico il Vecchio del titolo di duca di Svevia. Nel 1138 il figlio Corrado è eletto imperatore del Sacro Romano Impero dalla dieta di Coblenza.
Il casato manterrà il titolo imperiale con Corrado III (1138-1152), Federico I Barbarossa (1155-1190), Enrico VI (1191-1197), Federico II (1220-1250) e Corrado IV (1250-1254). Gli ultimi tre furono anche re di Sicilia.
La casa degli Hohenstaufen si estinse con Manfredi e Corradino di Svevia, autori di due tentativi falliti di riconquistare il trono imperiale nel 1266 e 1268. Ad oggi, per via femminile, tutte le maggiori dinastie europee discendono da essa.
Fu Federico I a utilizzare in araldica l\'aquila imperiale, un simbolo già associato all\'Impero Romano Germanico. Solo a partire dal XIII secolo furono codificate le regole dell\'araldica e iniziò l\'usanza di sovrapporre lo stemma della casata all\'aquila nera imperiale.
Lo stemma della Casata di Svevia era "d\'oro ai tre leoni neri passanti disposti in palo", il ramo di Sicilia adottò una versione modificata dell\'aquila imperiale, sostituendo il campo d\'oro con uno d\'argento (d\'argento all\'aquila di nero imbeccata, lampassata e membrata di rosso).
Bibliografia
AA.VV., Castel del Monte - Un castello medioevale, a cura di R. Licinio, Adda Editore, Bari, 2002;
AA.VV., Castel del Monte, Adda Editore, Bari, 1981;
M.S. Calò Mariani e R. Cassano (a cura di), Federico II. Immagine e potere, Venezia , 1995;
H. Gotze, Castel del Monte, ed. Hoepli, Milano, 1988;
R. Licinio, Castelli medievali di Puglia e Basilicata: dai Normanni a Federico II e Carlo d\'Angiò, con presentazione di G. Musca, Bari 1994;
E. Kantorowicz, Federico II imperatore, Garzanti, Milano, 1988. G. Masson, Federico II di Svevia, Milano, 1976;
W. Schirmer, Castel del Monte, Verlag Philipp von Zabern, Mainz am Rhein, 2000;
A. Tavolaro, Astronomia e architettura di Castel del Monte, in Castellum, XVIII, II semestre, Istituto Italiano dei Castelli, Roma, 1973.
Indirizzo: Via Castel Del Monte
Facilities
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