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Descrizione
Il Castello di Casale Monferrato, chiamato anche Castello dei Paleologi, sorge nella piazza principale del borgo piemontese.
L'edificio ha pianta esagonale asimmetrica con torrioni angolari ed è circondato da un fossato. Sul portone principale, come simbolo del potere signorile, è presente un bassorilievo marmoreo raffigurante le insegne gentilizie dei signori del Monferrato: Aleramo, Paleologi e Gonzaga. Degni di nota sono i cammini di ronda e gli spettacolari sotterranei dell´ala occidentale ricostruiti nel Settecento, entrambi visitabili.
Il castello è in parte visitabile ed è diventato un contenitore culturale della città.
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Storia
Il castrum o castellum nelle fonti documentarie casalesi anteriori al XIV secolo non è un edificio castellano, bensì il nucleo più antico dell’abitato, circostante la chiesa di Sant’Evasio, protetto da un recinto fortificato probabilmente fin dal X secolo.
Nell'agosto del 1351, Giovanni II Paleologo Marchese di Monferrato, ben deciso ad imporre la sua autorità in Casale, importante borgo al confine coi domini viscontei, diede inizio alla costruzione dell’attuale Castello, entrando in forti contrasti con il Comune, ostile all’iniziativa. Nonostante l’opposizione dei casalesi, i lavori vennero portati a termine nel 1357, anno in cui l’edificio viene nominato come ormai esistente.
Il Castello dunque non nasce tanto per difendere il borgo casalese, ma piuttosto come strumento di controllo sul borgo medesimo da parte dei signori di Monferrato. Posto sul limite della cinta muraria urbana, forse addirittura costruito su una delle porte, quella di Aquarolio, da una parte dominava tutto l’abitato, dall’altra guardava la strada che proveniva dalle colline, dove più forte era la posizione del Marchese. Negli stessi anni, Giovanni II costruì un altro ganglio fortificato, la Rocchetta, in prossimità della porta Vaccaro (nei pressi dell’attuale piazza Statuto); un secondo edificio, quindi, posto ugualmente sulle mura urbane e finalizzato alla sorveglianza del borgo.
Dell’originario Castello sappiamo che era di forma quadrangolare, con torri d’angolo e una torre grande, merlata, residuo forse dell’antica porta di Aquarolio inglobata nella costruzione e che si direbbe essere quella ancora oggi visibile quasi in asse con via Saffi; alle mura si agganciavano cammini di ronda e bertesche in legno; il complesso era difeso all’esterno da un fossato, da una siepe e da un rivellino a forma di torre sul versante “extra burgum”.
Quando nel ‘400 Casale assunse un ruolo di capitale all’interno del Marchesato di Monferrato, ottenendo nel 1474 il titolo di città, anche il Castello, divenuto sede della corte, cambiò volto in seguito alle ristrutturazioni dei marchesi Guglielmo VIII (1464-1483) e Bonifacio V (1483-1494).
Sappiamo che in esso esistevano l’appartamento del Marchese e quello della consorte, imperniati sulla camera “cubicolare” cioè la camera da letto, ove si stendevano i documenti pubblici, si ricevevano le autorità e si organizzavano feste. Si trovavano poi camere per gli ospiti e la cappella dipinta dal pittore sforzesco Cristoforo Moretti. Di tutti questi ambienti si è persa traccia, a causa delle pesanti trasformazioni successive.
Con il traumatico e contestato passaggio di Casale e del Monferrato ai Gonzaga di Mantova, alla morte dell’ultimo Marchese Paleologo (1533), in coincidenza con l’aprirsi di un’epoca contrassegnata ovunque da guerre e distruzioni, il Castello venne rinforzato, in risposta alle nuove tecniche belliche, che prevedevano un uso sempre più massiccio dell’artiglieria, nel decennio fra il 1560 e il 1570 si intervenne pesantemente sulle mura, ispessendole e trasformando i due lati lunghi in linee spezzate; la pianta assunse la forma esagonale che ancora oggi vediamo. Le torri furono rafforzate e vennero costruiti quattro rivellini di nuova foggia, uno su ogni lato.
Agli inizi del secolo XVII, pur in presenza della Cittadella, il Castello manteneva importanza come fortezza, ma, soprattutto, riprese a svolgere la funzione di sede di corte: per motivi diplomatici spesso i duchi di Mantova, impegnati in frequenti trattative con i Savoia, vi soggiornarono. Sappiamo che a più riprese, nei primi anni del ‘600, Vincenzo I fece abbellire il Castello, arricchendolo anche con quadri e opere d’arte esposti nella “galleria nova”, intesa come sala espositiva, della fortezza.
Altro momento di splendore il Castello conobbe durante il principato del duca Carlo II Gonzaga-Nevers (1637-1665), che più volte risiedette in città con tutta la sua corte dando un notevole impulso alla vita mondana e culturale di Casale. Carlo II continuò la politica di abbellimento del Castello, anche con l’acquisizione di altri quadri per la galleria.
Con la crisi della dinastia gonzaghesca, il Castello di Casale andò incontro ad un declino inarrestabile. Dopo il passaggio della città e del Monferrato ai Savoia, nel 1708, per il Castello inizia il lunghissimo periodo di utilizzo come caserma durato fino al secolo scorso; si curano le strutture difensive ma poco per volta spariscono o vengono distrutti i preziosi arredi, gli stucchi, le tappezzerie e i quadri che avevano impreziosito l’edificio in età paleologa e gonzaghesca.
A metà del secolo XIX, dopo lo sfortunato epilogo della I Guerra d’Indipendenza (1848-1849), Casale, per volontà soprattutto del Conte di Cavour, venne fortificata in previsione di una ripresa della guerra con l’Austria. Si rifece la cinta muraria, si ricostruì in parte la Cittadella, e anche il Castello fu inglobato nella struttura difensiva.
A ricompensare la cittadinanza dei notevoli disagi subiti, lo Stato sabaudo decise l’abbattimento del rivellino orientale del fortilizio, quello rivolto verso la città, permettendo così la creazione di un vasto spazio pubblico, l’attuale Piazza Castello, che il Comune potè adibire a sede di mercato e fiere. Lo spianamento avvenne fra il 1857 e il 1858.
Con l’avvento dell’Unità d’Italia, anche gli altri tre rivellini divennero superflui, per cui tra il 1887 e il 1904 vennero anch’essi demoliti, originando la grande piazza attuale. Al posto del rivellino sud, nel 1907, fu eretto il Mercato Pavia, che prese il nome del ricco benefattore e filantropo ebreo che aveva lasciato una forte somma di denaro al Comune; molti anni dopo, sul sito del rivellino nord, furono creati gli attuali giardinetti.
Nel corso del secolo il Castello è stato utilizzato come sede del Distretto militare per il reclutamento e la successiva assegnazione di una caserma di destinazione.
Negli anni ’60 il Distretto viene soppresso e accorpato a quello di Alessandria. Dopo il 1965 il Castello diventa “deposito territoriale della Divisione Cremona” con la funzione di gestione contabile e amministrativa del Reggimento Divisione Cremona e quale deposito per il materiale logistico (vestiario e armamenti). Negli anni ’70-80 erano presenti, nel Castello, una sessantina di unità tra ufficiali e impiegati civili, sotto la direzione del Generale Gaetano Restivo.
Il degrado progressivo della struttura viene in parte tamponato dall’impegno del comandante e da giovani soldati di leva coinvolti nella manutenzione. Il Castello viene abbandonato dall’esercito tra il 1982 e il 1983.
Il Comune di Casale, dopo un importante convegno di studi promosso nel 1993 con l’associazione Arte & Storia, presieduta dallo storico Aldo Settìa, e l’impegno progettuale dell’architetto Flavio Conti, decide l’acquisto dell’immobile che passa di proprietà dal Demanio al Comune nel 1999. L’edificio viene poi dichiarato dalla Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici “immobile di particolare interesse storico e artistico” con il decreto legislativo n. 490 del 29.10.1999.
Nel 2001 prende avvio il primo lotto del restauro.
Testi a cura di Pier Luigi Muggiati e Antonino Angelino.
Bibliografia
Associazione Casalese Arte e Storia (a cura di), Il Castello di Casale Monferrato, Atti del Convegno si studi 1-2-3 ottobre 1993, Villanova Monferrato, 1995; Vera Camoli (a cura di), Il Castello di Casale Monferrato. Dalla storia al progetto di restauro, Alessandria, 2003.
Indirizzo: Via Mameli, 10
Facilities
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