Il Castello è chiuso per pericolo crolli
Descrizione
Il castello di Santo Stefano d'Aveto sorge nella piazza principale del paese, al centro dell'anfiteatro naturale formato dalle più alte vette dell'Appennino Ligure. L'imponente struttura, in pietra locale a vista, ha forma di pentagono irregolare delimitato agli angoli da torrioni (i quattro principali sono protetti alla base da bastioni a forma di cuneo, mentre la quinta torre, più piccola, era forse destinata a funzioni di solo avvistamento), mentre una torre rotonda, più alta, si ergeva all'interno della cinta muraria: oggi ne rimane solo il basamento.
All'interno dell'edificio, le varie attività amministrative e militari del feudo erano svolte in vani ricavati nelle mura stesse (comprendevano gli alloggi del Podestà e delle guardie, la cappella, l'armeria, la cavallerizza, la zecca, la prigione con sala di tortura, il tribunale di giustizia, un forno), disposti su tre piani il cui accesso era garantito da ballatoi colonnati (oggi crollati ed irriconoscibili). Un pozzo posto al centro del cortile, tuttora visibile, era utilizzato per le scorte d'acqua.
La porta d'ingresso, in proporzione piuttosto piccola, è situata a circa tre metri d'altezza, ed era accessibile grazie ad una sorta di ponte mobile in legno, difeso da una guardiola sempre in legno.
Attaccato e saccheggiato nel 1796-97, il castello è stato in seguito utilizzato come deposito di materiale agricolo, e poi abbandonato. Le strutture interne (a cominciare dalla torre rotonda) sono crollate sulla piazza d'armi, e ampie crepe si sono aperte nei bastioni e nelle mura. Una serie di provvidenziali restauri, terminati nei primi anni 2000, hanno permesso la conservazione del sito, chiudendo le crepe e svuotando il cortile interno dalla gran parte delle macerie. Una scala metallica, che richiama l'aspetto del pontile originale, consente l'accesso all'edificio, che è però chiuso al pubblico mediante una cancellata (che consente, comunque, di osservarne l'interno).
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Prezzi ed orari
Come raggiungere
Santo Stefano d'Aveto si può raggiungere da Piacenza attraverso la Val Trebbia (si percorre la SS45 fino al bivio per Salsominore, poi si imbocca la SP586 fino al bivio prima di Rezzoaglio), oppure attraverso la Val Nure (SP654, attraverso il Passo del Tomarlo: sconsigliato con la neve).
Per chi viene dal mare, partendo da Chiavari o Lavagna, si prende la SP 586 a Carasco e la si segue fino a Rezzoaglio; lì la strada si biforca, ma seguendo le indicazioni si arriva comunque a S. Stefano.
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Storia
Il feudo di Santo Stefano d'Aveto faceva parte fin dal XI secolo dei feudi dei Malaspina. Discendenti dell'antico casato longobardo degli Obertenghi, i Malaspina possedevano ampi domini in tutta l'area che si estende dalle prime alture dell'Oltrepo pavese fino agli insediamenti più elevati delle valli tra Trebbia, Aveto e Nure.
Un documento del 1164 ricorda la conferma dell'investitura di questi feudi a Obizzo Malaspina, da parte dell'imperatore Federico I Barbarossa. Il documento non cita direttamente Santo Stefano, ma è possibile che un primo nucleo fortificato fosse già presente, o che sia almeno stato edificato per l'occasione.
Nel 1495, indeboliti dalla pratica di suddividere i feudi in parti uguali tra tutti i figli maschi, i Malaspina vendettero il borgo e i territori circostanti ai Fieschi, già conti di Lavagna e famiglia di primo piano nella vita politica della Repubblica di Genova. In un documento del 1504, relativo ad una disputa tra Gian Luigi Fieschi "il Vecchio" e Francesco Malaspina, il castello è citato come una semplice torre, dotata di rivelino (forse la torre rotonda, interna alle mura, oggi crollata?).
Il dominio dei Fieschi sulla valle non durò a lungo: nel 1547, Gian Luigi Fieschi "il Giovane" ordì un complotto per assassinare Andrea Doria e prendere il potere a Genova. La congiura fallì miseramente (lo stesso Gian Luigi trovò la morte nel modo più impensabile, cadendo in mare con addosso l'armatura e quindi annegando nel porto di Genova durante i primi minuti dell'operazione), e con l'appoggio dell'imperatore Carlo V i Fieschi furono esiliati e tutti i loro feudi trasferiti d'ufficio ai Doria.
E' a partire da quest'epoca che il castello di Santo Stefano venne rimaneggiato, con la costruzione dell'ampia cinta muraria e dei bastioni angolari, forse già per volontà di Antonio Doria, primo feudatario della famiglia, oppure del figlio Gio Batta. In ogni caso, i lavori terminarono prima della fine del XVI secolo, dato che la struttura definitiva dell'edificio si può ammirare in un'ottima planimetria redatta nel 1591-92 dall'ing. Domenico Revello.
Nel 1796, l'eco dei successi di Napoleone spinse la popolazione di Santo Stefano a ribellarsi contro l'autorità dell'ultimo feudatario, Gian Andrea Doria IV: il castello venne preso d'assalto e saccheggiato, e da allora rimase in stato di totale abbandono.
Bibliografia
F. Capecchi, Fra Trebbia, Aveto e Taro, Ed. Croma, Pavia, 1993;
D. Calcagno, M. Cavana, S. Sbarbaro, Canto di un patrimonio silente. Pietre disposte a suggerir cammino. Itinerari per conoscere la Val d\'Aveto, Chiavari, 2003.
Indirizzo: Santo Stefano d'Aveto
Facilities
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