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Descrizione
Adagiata sulle prime colline dell'Appennino, presso il torrente Baganza, il Castello di Sala Baganza ebbe un ruolo di primaria importanza nel sistema difensivo dei castelli parmensi. Fu tenuta, sin dal 1258 e per oltre 350 anni, dai Sanvitale poi dai Farnese e dai Borbone. Oggi la Rocca ha l'aspetto di un lungo parallelepipedo delimitato agli estremi dai resti di due torrioni. Le sale, di recente sottoposte ad importanti interventi di restauro, mostrano preziosi affreschi e decorazioni, opere cinquecentesche di Orazio Samacchini, Bernardino Campi e Cesare Baglione. All'interno delle sale cinquecentesche sarà visitabile in modo permanente la mostra di scultura di Jucci Ugolotti.
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Prezzi ed orari
Come raggiungere
Dall'autostrada A1 uscita Parma ovest, proseguendo per la via Emilia, passare il ponte sul fiume Taro e dirigersi verso Sala Baganza. Dalla A15 Parma-La Spezia, invece, uscire al casello di Fornovo e proseguire verso Collecchio/Sala Baganza.
Recensioni
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Storia
Una sorte strana quella di questo castello, rimasto a lungo in penombra anche per gli esperti locali.
Si tratta di una costruzione, un tempo molto imponente, a torri angolari quadrate, con dongione centrale. Eretto su un colle in riva destra del fiume Baganza, fu parte importante del dominio Sanvitale, insieme al castello di Fontanellato.
Con la "Gran Giustizia" di Ranuccio Farnese del 1612, finisce la dominazione Sanvitale e così si chiude anche la fase più importante della rocca.
Il feudo passa ai Farnese, e si arricchisce di un piano nobile con stupendi cicli di affreschi (per lo più ad argomento mitico). Da ricordare sicuramente quelli dell'autore fiorentino Sebastiano Galeotti (1676-1741), pittore-modello per il nascente rococò.
Il trasferimento della residenza Farnese a Colorno coincide con l'inizio del declino per la rocca, che raggiunge il suo culmine con l'opera distruttiva di Michele Varron, tenente che nel 1804 ebbe in dono l'intera struttura da Napoleone.
In questo periodo vengono abbattute alcune ali del castello, che acquista poi la fisionomia attuale e rimane privato fino al 1987, quando il Comune si appropria dell'ala nord, la parte cinquecentesca, intraprendendo un'opera di restauro da poco conclusa.
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