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Descrizione
Castel Sant'Elmo è un castello medievale, oggi adibito a museo, sito sulla collina del Vomero, a Napoli. Un tempo era denominato Paturcium e sorge nel luogo dove vi era, a partire dal X secolo, una chiesa dedicata a Sant'Erasmo (da cui Eramo, Ermo e poi Elmo).
Questo possente edificio (il primo castello per estensione della città), in parte ricavato dalla viva roccia (tufo giallo napoletano), trae origine da una torre d'osservazione normanna chiamata Belforte. Per la sua importanza strategica, il castello è sempre stato un possedimento molto ambito: dalla sua posizione (250 metri s.l.m.) si può controllare tutta la città, il golfo, e le strade che dalle alture circostanti conducono alla città.
Oggi il castello, oltre che museo permanente, è anche sede di varie mostre temporanee, fiere e manifestazioni, tra cui il Napoli Comicon che vi si svolge ogni anno in primavera. Il museo in progress è Napoli Novecento, in cui è possibile visionare alcune opere realizzate da artisti napoletani, o comunque legati alla città, dal 1910 al 1980.
Il castello rappresenta uno dei più significativi esempi di architettura militare cinquecentesca. Esso ha assunto l'aspetto attuale in seguito ai lavori di fortificazione voluti dal viceré don Pedro di Toledo e realizzati su progetto dell'architetto Luigi Scrivà. Quest'ultimo concepì una pianta stellare con sei punte che sporgono di venti metri rispetto alla parte centrale e collocò, in luogo dei tiranti, enormi cannoniere aperte negli angoli rientranti.
Questa insolita struttura militare priva di torrioni, che suscitò molte critiche al momento dell'edificazione, è risultata negli anni molto funzionale. Cinta da un fossato era dotata di una grande cisterna per l'approvvigionamento d'acqua. Prima del fossato sorge una piccola chiesa dedicata, nel 1682 dagli spagnoli, a Nostra Signora del Pilar.
Per accedere all'interno del castello bisogna percorrere una rampa ripida e attraversare un ponticello schermato da mura laterali nelle quali si aprono dodici feritoie per ciascun lato. Dopo il ponticello vi è la Grotta dell'Eremita, un antro che, secondo la tradizione, avrebbe ospitato in tempi antichissimi un anacoreta.
Sul portale in piperno campeggia lo stemma imperiale di Carlo V, con l'aquila bicipite e un'iscrizione in marmo che ricorda il suo regno ed il periodo vicereale di Pedro di Toledo, marchese di Villafranca. Sette feritoie assicuravano la difesa alle guardie del ponte levatoio qualora fossero state attaccate prima di riuscire a chiudere il ponte.
Nell'ingresso, a sinistra, è stato collocato, in età napoleonica, un cancello a ghigliottina realizzato nello stile dell'epoca. Dopo questo secondo ingresso ha inizio la rampa finale di ingresso al castello: nella seconda curva si apre, a destra, un'ampia finestra che affaccia sulla città e sul centro storico. Più avanti ancora, sulla destra, un portale in tufo e piperno introduce nei locali adibiti a carcere.
Alla sinistra di questo ambiente si può notare un altro locale con ampia finestra, adibito ancora a prigione, dal quale si intravede il carcere dei prigionieri comuni. Sulla destra della zona d'aria vi è una larga gradinata che conduce ad altre due celle e alla prigione comune. Sulla sinistra del locale adibito a carcere della Sanfelice ci sono i servizi per i carcerati. Ritornando indietro e proseguendo si incontrano sette ampie arcate: la prima si apre sul golfo della città, le altre dominano il centro storico. Prima della piazza d'armi, sulla sinistra, ancora tre spaziose aperture dalle quali si può ammirare un panorama di Napoli che spazia da Capodichino a Capodimonte e alla collina dei Camaldoli.
Sulla Piazza d'Armi si erge la Torre del Castellano: gli ambienti che la compongono rappresentano quanto rimane dell'alloggio del comandante e del personale del castello. La pavimentazione del piazzale è dell'epoca della costruzione. Al di sotto del piazzale sono due enormi cisterne che assicuravano l'approvvigionamento di acqua al presidio in caso di assedio. Sulla sinistra della torre vi è una piccola rampa, seguendo la quale si giunge ad una terrazza che dà sulla parte occidentale della città. Proseguendo, sulla sinistra, si continua con l'ingresso a quei locali che furono adibiti fin dal 1915 a prigione militare.
Nello spessore delle mura, in epoca moderna, è stato impiantato un serbatoio d'acqua dalla capacità di 400 metri cubi per alimentare la zona del Vomero. All'angolo esterno di questa passeggiata, una garitta borbonica in piperno domina la zona tra il Capo di Posillipo, Nisida, Capo Miseno e tutta la zona Flegrea. Sul grande piazzale in cima, sorge la piccola chiesa dedicata a Sant'Erasmo, eretta nel 1547 dall'architetto spagnolo Pietro Prati nel 1547, poi completamente rifatta dall'architetto Domenico Fontana. Al suo interno conserva un pregevole pavimento in maiolica e cotto, tipico dell'artigianato napoletano, mentre sulla volta vi è un affresco rappresentante l'Assunzione di Maria in cielo (XVIII sec.). Sull'altare vi è una statua di stucco di Sant'Erasmo (XVIII sec.) mentre dietro l'altare vi è la tomba del castellano don Pedro di Toledo e le pietre tombali di altri castellani come Martino Galiano, Giovanni Buides (1721) e Francisco Vasquez (1776). Sulla sinistra si trova uno spazioso ambiente ricavato in epoca recente senza alterare le strutture originarie del castello. Attualmente è adibito a sala congressi.
La fortezza di Sant'Elmo fu uno dei principali castelli del viceregno spagnolo; aveva un tribunale, un Maestro d'arte e altri ministri. Ne fu primo castellano il cugino del viceré Pedro de Toledo, che portava lo stesso nome. La Piazza d'Armi, accoglieva alloggi per il castellano e per gli ufficiali, l'edificio del Comando, la chiesetta di Sant'Erasmo e il deposito di polveri e munizioni. Gran parte di questi edifici furono distrutti per l'esplosione del 12 dicembre 1587, causata da un fulmine che colpì in pieno il deposito. Nei piani inferiori vi erano enormi locali destinati a officine, depositi di munizioni e armi, magazzini di viveri, lavatoi, forni, cucine, due grandi cisterne d'acqua, vasti ricoveri per le truppe e prigioni.
I due edifici, Carcere alto e Carcere basso, distrutti dall'esplosione del 1587, furono ricostruiti da Domenico Fontana tra il 1599 e il 1610. Oggi il Carcere alto è sede di esposizioni temporanee e al primo piano ospita la Biblioteca di Storia dell'arte "Bruno Molajoli". Negli altri edifici e locali della Piazza sono ospitati gli Uffici della Soprintendenza Speciale per Patrimonio Storico, Artistico, Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Napoli, la fototeca, il catalogo e il Comando dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale del nucleo di Napoli.
Le Garitte, lungo i camminamenti di guardia, costituivano un importante posto di osservazione delle sentinelle. Oggi due di esse sono diventate parte integrante delle installazioni dell'artista Eugenio Giliberti: Garitta delle bandiere, Decorazione (LP zanzare), 2003 e Garitta del pilastro, Monocromo rosso 2003.
La Soprintendenza Speciale per il Polo Museale della citta' di Napoli ha individuato all’interno dei musei di propria pertinenza alcune aree destinate ad accogliere manifestazioni culturali, convegni, conferenze, mostre ed eventi di vario genere, organizzate da privati.
Lo svolgimento di tali attività, previo pagamento di un canone previsto dalla normativa, si accorda con il corretto svolgimento delle attività istituzionali cui detti siti sono destinati. Le aree oggetto di concessione all'interno del Castel Sant'Elmo in uso a privati sono: la Piazza d'Armi, l'Auditorium, le Sale adiacenti all'auditorium e la Sala Cannoni.
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Prezzi ed orari
Come raggiungere
dall’autostrada: - tangenziale uscita Arenella o Vomero
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Storia
Le prime notizie relative a Castel Sant'Elmo risalgono al 1275. Nel 1329 Roberto d'Angiò affida l'incarico del suo ampliamento allo scultore e architetto senese Tino di Camaino che trasforma l'edificio in un vero e proprio palatium per il re e per la corte, a pianta quadrilatera, con due torri; nel 1348 viene definito nei documenti come castrum Sancti Erasmi, per la presenza in quel luogo di una cappella dedicata a Sant'Erasmo.
Nel 1456 un terremoto ne provoca il crollo delle torri e di alcune cortine murarie con relativi interventi di restauro a cura degli Aragonesi. Durante il viceregno spagnolo (1504-1707) il castello, chiamato Sant'Ermo e poi Sant'Elmo, forse per la corruzione del nome Erasmo, viene trasformato in fortezza difensiva per volere di Don Pedro de Toledo (viceré dal 1532 al 1553) e il progetto affidato a Pedro Luis Escrivà, ingegnere militare di Valencia. La costruzione dell'edificio nell'attuale configurazione, a pianta stellare, inizia nel 1537 e nel 1538 viene posta sul portale di ingresso l'epigrafe, sormontata dallo stemma di Carlo V con l'aquila bicipite asburgica.
Nel 1547 Pietro Prato costruisce la chiesa, distrutta nel 1587 da un fulmine con gli alloggi militari e la palazzina del castellano. Tra il 1599 ed il 1610 il castello è interessato da lavori di restauro, opera di Domenico Fontana, nel cui ambito viene riedificata la chiesa all'interno del piazzale, la dimora del castellano e il ponte levatoio.
Dal 1860, allontanatosi l'ultimo presidio borbonico, Castel Sant'Elmo è stato adibito a carcere militare fino al 1952. Successivamente la fortezza è passata al demanio militare fino al 1976, anno in cui ha avuto inizio un imponente intervento di restauro ad opera del Provveditorato alle Opere Pubbliche della Campania. I lavori, durati sette anni, hanno reso possibile il recupero dell'originaria struttura, rendendo visibili gli antichi percorsi, i camminamenti di ronda e gli ambienti sotterranei.
Nel 1982 il complesso monumentale è stato dato in consegna alla Soprintendenza per Beni Artistici e Storici di Napoli, che ha proseguito importanti lavori di restauro, recuperando nuovi e moderni spazi espositivi.
Solo dagli inizi degli anni Ottanta si può affermare che Castel Sant'Elmo sia entrato a far parte a pieno titolo della vita di Napoli, avendo costituito fino allora l'emergenza monumentale più espressiva, ma anche più estranea alla sua vicenda sociale e culturale.
Dapprima cittadella delle truppe, poi carcere militare, l'immenso complesso è rimasto per secoli un corpo sostanzialmente estraneo allo sviluppo civile fino a che è diventato sede d’iniziative espositive e manifestazioni culturali che ne hanno modificato la vocazione e, di conseguenza, il ruolo urbanistico. La scommessa è stata colmare la 'distanza' dalla città e inventare un ruolo diverso per questo monumento. Il castello si propone come un centro polifunzionale rivolto ad ampliare sia il mondo della cultura grazie alla ricca fototeca e alla biblioteca di storia dell'arte "Bruno Molajoli", che quello dello spettacolo, con un auditorium che accoglie convegni, concerti, rappresentazioni teatrali e cinematografiche.
Dopo essere stato aperto per la Mostra dell'Antiquariato (1989) ha ospitato quella dedicata alla Aeropittura (1989), cui sono seguite moltissime altre esposizioni, tra cui spiccano All'ombra del Vesuvio (1990), Jusepe de Ribera (1993), Luca Giordano (2001), Gauguin e la Bretagna (2003), Gaspare Traversi (2003), quelle dedicate all'arte contemporanea a partire da Fuori dall'ombra (1991) e di Comicon, dedicate al fumetto.
Nel corso di questi ultimi venti anni la vocazione del complesso monumentale di Sant'Elmo si è andata focalizzando intorno ad un ruolo culturale e dialettico dalle vaste implicazioni e alla consapevolezza che, attraverso il dialogo tra le varie arti, discipline e culture, la Soprintendenza ha la possibilità di incanalare le iniziative verso un obiettivo di dialogo e di pace tra i popoli del mediterraneo, obbiettivo che proprio per la sua difficoltà, è tuttavia un compito inevitabile e un'aspirazione ineluttabile per chi vuole restituire alla cultura il suo senso più vero e profondo.
Indirizzo: Località San Martino, Via Tito Angelini 20
Facilities
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