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Descrizione
L'antica fortezza di Crecchio è un edificio a pianta regolare quadrangolare con quattro torri posti agli angoli. La muratura è realizzata in pietrame squadrato su una sola faccia, impilata, con blocchi di arenaria compatta ben squadrata agli angoli. Gli spessori delle mura variano da circa 1,80 a 0,80 metri.
La torre di avvistamento, la più antica, più grande ed alta delle altre tre, rappresenta una tipica torre normanna del XII secolo, e, fino al 1943, era sormontata da merli irregolari, a testimonianza della sua funzione difensiva. La torre è detta dell'"ulivo", ed è formata da tre livelli. Il piano terra era destinato a deposito per viveri ed era accessibile solo attraverso una botola ubicata al primo piano. L'accesso al primo piano invece era possibile solo attraverso una scala a levatura che si andava a chiudere in caso di attacco. L'accesso al piano superiore ed al piano esterno di avvistamento era possibile solo attraverso una stretta scala a chiocciola in pietra che salendo gira a destra; tale accorgimento, utilizzato nelle costruzioni strettamente militari, avvantaggiava i soldati posti a difesa, in quanto, chi attaccava era costretto a portare le armi con la mano sinistra.
Oggi nel castello di Crecchio è possibile visitare il Museo Archeologico dell'Abruzzo Bizantino e Altomedievale nato grazie alla preziosa e fattiva collaborazione fra istituzioni e volontariato. Il Museo espone oggetti rinvenuti durante i campi di ricerca che l'Archeoclub d'Italia sede di Crecchio ha condotto, dal 1988 al 1991, in stretta collaborazione con la Soprintendenza Archeologica dell'Abruzzo, sul sito di una villa romano-bizantina scoperta in località Vassarella di Crecchio. Vi sono inoltre altri reperti ostrogoti e longobardi provenienti dal territorio abruzzese, che insieme riescono a ricostruire la vita dei Bizantini in Abruzzo, la guerra contro i goti, le vicende che riguardarono la zona costiera tra fine del VI e l'inizio del VII secolo. Il percorso espositivo ospita la sala Alberto Carlo Fraracci che espone invece una collezione etrusca, donata all'Archeoclub d'Italia sede di Crecchio nel 1995. La sezione storica del museo è dedicata alla storia del castello. Gli anni d’oro del Castello Ducale di Crecchio torneranno a vivere anche attraverso una eccezionale documentazione fotografica che conferma il Castello di Crecchio come meta e rifugio di sovrani, principi e personalità che hanno segnato un’epoca della nostra storia.
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Storia
Nel 1279 si fa riferimento a Crecchio e al suo castello nella "Rassegna dei feudatari d\'Abruzzo" ordinata da Carlo I d'Angiò, a quell'epoca il feudo di Crecchio era sotto la giurisdizione di Guglielmo Morello, che risedeva a Crecchio nel Castello. L'intero feudo formava un sistema difensivo perpendicolare alla costa adriatica , con una postazione di avvistamento sul mare necessario a causa delle frequenti scorrerie piratesche (Turchi, Saraceni ecc.).
Si narra che nel '300 il Castello ed il feudo era retto da un feroce signore, che esercitava il privilegio, in uso a quell'epoca, della "jus primae noctis", e per maggiormente soggiogare la popolazione faceva eseguire le decapitazione di malviventi e dei suoi nemici, proprio sulla sommità della torre normanna. Pertanto nei secoli la torre rappresentò il simbolo del potere feudale e della repressione. Solo sul finire del XVIII sec. i De Riseis in segno di riconciliazione con la popolazione locale piantarono un ulivo, pianta che da sempre è simbolo e sinonimo di pace, sulla sommità della torre. Da allora essa fu chiamata "torre dell'ulivo". Le altre torri, costruite successivamente nel XIII e XIV secolo, conservano ancora oggi finestrelle tipicamente romaniche e presentano delle finestre che oggi si affacciano su ambienti interni del castello. Il piano terra del castello è costituito da stanze con volte a botte, tipicamente romaniche, con grossi muri esterni atti a reggere la spinta e con volte alleggerite. Negli anni 1352-1367 subì saccheggi e devastazioni ad opera del conte Lando; nel 1406 fu devoluta alla comunità di Lanciano, dopo essere appartenuta agli Orsini. Nel 1636 fu ceduto ad Andrea Brancaccio di Napoli. Il castello , pervenuto ai De Riseis, venne poi trasformato in residenza. Nel 1789 fu ampliato il porticato a piano terra con l'aggiunta dell'ala orientale. In segno di riconciliazione con la popolazione locale sulla sommità della torre fu piantato un ulivo dando così alla struttura il suo suggestivo nome. l finire dell'800 i De riseis arricchirono il castello di uno splendito parco, con tipica vegetazione mediterranea ed un'estensione di sei ettari, i suoi viali erano adornati da busti e statue in marmo bianco cristallino. La torre Sud-orientale in stile gotico è stata restaurata nel 1904 in seguito ai danni provocati dal terremoto del 1881. In quell'occasione fu aggiunto anche il loggiato a sud su due grossi archi che si ispirano a quelli già esistente sul lato orientale. Con i bombardamenti del 1943 la torre è stata nuovamente gravemente danneggiata, ma nonostante i danni subiti nei secoli ha conservato ancora la base, buona parte della struttura ed una feritoia in pietra risalenti al medioevo. Negli anni settanta il Castello è stato ristrutturato ed oggi è sede del Museo dell'Abruzzo Bizantino ed altomedievale.
Nel 1943, il castello è diventato lo scenario di uno degli eventi più tristi della storia recente d'Italia. Il 9 settembre 1943 durante la fuga da Roma, dopo l'armistizio sostarono nel castello sua maestà Vittorio Emanuele III, la Regina, il Principe Umberto, Badoglio e tutto lo Stato Maggiore. Arrivarono in mattinata, pranzarono presso i Duchi, nel pomeriggio i Reali tentarono di prendere un aereo a Pescara, ma data l'impossibilità di attuare tale piano dopo due ore fecero nuovamente ritorno al Castello. Nel racconto di Beatrice Cafiero, all'epoca adolescente, nipote della Duchessa, il tentativo della madre Teresa a far desistere Umberto dalla fuga: Mia madre decise di andare a parlare con Umberto: "Torni a Roma -gli disse- lasci sua madre e suo padre, e salvi la monarchia" la vidi uscire rossa in viso dal salotto: " Papà non vuole", era stata la risposta di Umberto" Il Principe Umberto di Savoia era stato altre volte ospite al Castello di Crecchio nel settembre 1926 in vista ufficiale, nel 1928 e nell' agosto del 1932 in compagnia della Principessa Maria Josè. In quell'occasione vennero accolti, secondo l'usanza del posto, dalla gente che, a sera, fuori dal castello portarono fiori alla Principessa, e la banda del paese organizzo una serenata. In quell'occasione festosa Umberto e Maria Josè, si affacciarono al balcone del castello che dà sulla piazza ed invitarono, nel rispetto della tradizione, la gente a salire per fare un brindisi con dell'ottimo vino conservato nelle grandi botti del Castello. Negli ultimi giorni del 1943 Crecchio ed il Castello si trovarono nuovamente ad essere una zona di confine, Tedeschi da una parte ed alleati a sud. Molte antiche chiese e case turrite vennero minate dai tedeschi o violentemente bombardati dagli alleati, durante il lungo inverno del 1943 e la primavera del 1944.
Il Castello Ducale di Crecchio è stato il testimone della fuga reale che causò più danni di una guerra; è infatti da questa splendida fortezza che il Re si rifugiò l'ultima notte prima dell'imbarco nel porto di Ortona.
Indirizzo: Piazza Umberto I, 36
Facilities
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