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Descrizione
Il Castello di Cefalù sorge sulla Rocca omonima (270 metri s.l.m.), il rilievo calcareo caratterizzato da alte pareti a picco che, ergendosi sulla costa tirrenica, costituisce emergenza qualificante del paesaggio e uno dei più importanti punti di riferimento per la navigazione fra Palermo e Messina. All'esistenza della rocca è legato, con ogni evidenza, il toponimo greco della città.
Il rilievo della Rocca presenta alla base pianta assimilabile ad un triangolo con i vertici rivolti verso est, ovest e sud. Su tutti i versanti la Rocca è caratterizzata da altissimi pareti a picco praticamente inaccessibili che partendo dalla quota del tessuto urbano giungono fino a 120-130 metri e, sul versante est, fino a 190 metri s.l.m.
L'accesso principale alla Rocca è costituito da un canalone che si apre sul versante ovest. Su questo lato e sul versante nord, oltre le pareti rocciose a picco, si estende un vasto pendio che sale verso il mammellone sommitale della Rocca, a sua volta protetto da ripide pareti rocciose. Dalla cima della Rocca, oltre a dominarsi tutta la sottostante area urbana, si controlla visivamente un vastissimo tratto di mare e di costa, tanto verso est che verso ovest.
Il complesso di fortificazioni (cinta muraria inferiore, cinta muraria superiore, castello sulla vetta) si adatta quindi alla straordinaria topografia del sito, costituendo una vera e propria acropoli la cui utilizzazione si protrasse per molti secoli.
Le ricerche archeologiche dimostrano la presenza umana sulla Rocca di Cefalù fin dalla presitoria e dalla protostoria. Il cosiddetto “tempio di Diana”, il celebre monumento “megalitico”, si colloca invece nel IV secolo a. C. La maggior parte delle testimonianze architettoniche esistenti sulla Rocca si datano però a partire da età altomedievale. In epoca bizantina sulla Rocca si sviluppò un vero e proprio centro abitato, mentre il sito urbano sottostante veniva parzialmente spopolato. E’ ipotizzabile che la Cefalù espugnata dai musulmani nell’857-858 si trovasse in buona parte proprio sulla Rocca.
Ad età genericamente altomedievale si data la fondazione della cinta muraria inferiore (parzialmente conservatasi e recentemente restaurata) che, seguendo il ciglio della Rocca, proteggeva tutta l’area sommitale. A partire almeno dal XII secolo queste mura costituirono la prima difesa del castello che si impiantò sulla cima vera e propria della Rocca. I recenti scavi archeologici suggeriscono la fondazione del castello della vetta nel XII secolo, una sua ampia ristrutturazione in epoca federiciana ed una distruzione (forse un incendio) alla fine del XIII secolo. Utilizzato lungo tutto il XIV e XV secolo, il castello subì poi ampi rimaneggiamenti fra XVI e XVII secolo. Alla metà del XVI secolo si data anche la sistemazione dell’accesso fortificato alla Rocca. Il castello e le cinte murarie della Rocca sono raffigurati nella iconografia cefaludese a partire dal XVI secolo, fino al XVIII. L’abbandono totale e definitivo del complesso, già privo da tempo di rilevanza militare, dovette verificarsi nel corso del XIX secolo. Dal 1989 sono stati avviati grandi lavori di consolidamento geologico, restauro delle strutture murarie e scavi archeologici.
Lungo il ciglio delle pareti rocciose a picco della Rocca si snoda la cinta muraria merlata inferiore che racchiude l’intera, vastissima area sommitale. Questa cinta inferiore ha un perimetro di ca. 2 km, è realizzata in opera incerta di pietrame locale e segue sui lati nord ed ovest (Cefalù città) all’incirca la curva di livello dei 130 – 140 m, giungendo sui versanti sud ed est (Calura) ad impiantarsi sulla curva dei 190 m. L’accesso principale alla rocca ed alle fortificazioni è costituito dal già ricordato canalone che si apre sul versante ovest del rilievo. Esso è sbarrato da un ingresso munito databile alla metà del XVI secolo, anche grazie alle date “1533” e “1554” incise sulla malta di rivestimento di un muro. Le indagini archeologiche hanno dimostrato che queste strutture murarie si sovrapposero ad un precedente muro di fortificazione, di età medievale, dello spessore di m 3,50. Superato lo sbarramento si perviene all’interno della cinta inferiore. Nella vasta superficie cintata si trovano numerosi edific 8cappelle, casermette per la guarnigione, forni, magazzini), resti murari non bene identificabili ed un numero considerevole (almeno 19) di cisterne idriche. La tradizione locale vuole inoltre che sopra la Rocca esistessero ben sette chiese. Lungo un sentiero a tratti alquanto ripido, si sale verso il mammellone sommitale della Rocca, racchiuso da una seconda cinta che protegge il nucleo centrale del castello. Questa cinta superiore, anch’essa in opera incerta e di recente restaurata, circonda tutta la cima della Rocca, seguendo all’incirca la curva dei 260 m.
Il nucleo fortificato, o il castello vero e proprio, si erge sul lato sud della cinta superiore. Del castello si sono conservate, e sono stati di recente oggetto d scavo archeologico e quindi di consolidamento, le parti inferiori delle mura perimetrali e dei muri di suddivisione interna. Queste strutture, prima dello scavo, erano completamente ricoperte dalle macerie relative al crollo del piano superiore. La pianta del castello è irregolarmente pentagonale (lung. max m 35, larg. max. m 20) con la sporgenza di una massiccia torre quadrangolare sul lato est, opposto a quello su cui si apre l’ingresso. Un’altra torre può essere identificata lungo il lato nord. All’interno sono stati identificati una decina di vani disposti rispettivamente a nord e sud di una sorta di stretto cortile, o piuttosto di corridoio, orientato in senso est-ovest.
Testo di Giuditta Fanelli e Ferdinando Maurici tratto da Castelli medivali di Sicilia - Guida agli itinerari castellani dell'isola
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Storia
L’antichissimo sito della Rocca di Cefalù è conosciuto e fortificato fin dall’epoca greca: dal IV a.C. al V d.C. Cefalù (Kefaloidion) è attestata dalle fonti storiche prima come fortezza (frourion), quindi come città. Nell’VIII secolo Cefalù è attestata come sede vescovile, ma nell’837-838 è assediata, inutilmente, dai musulmani; verrà conquistata dalle forze arabe solo nell’857-858, per diventare un fiorente villaggio marittmo di cui rimangono ancora attestazioni archeologiche in città. Nel 1087 Cefalù, ormai sottoposta al governo normanno, viene compresa nella diocesi di Troina, poi di Messina. Nel 1150, nel suo Libro di Ruggero in cui narra le meraviglie della sicilia normanna di re Ruggero II d'Altavilla, Idrisi parla di Cefalù come di un hisn, una “fortezza simile a città”, e segnala inoltre l’esistenza di una fortezza (qala’t). Nel 1131 avviene la fondazione della maestosa cattedrale, fasto e gloria dei sovrani d’Altavilla, con conseguente istituzione della diocesi di Cefalù. La comunità anticamente sita nella rocca si è ormai spostata in un nuovo villaggio a valle, dominato dalla magnifica mole del monumento arabo-normanno. Anche il castello continua a far parte della storia della città: nel 1172 è attestato come castellano di Cefalù un tale Giovanni di Santo Stefano. Altra testimonianza araba è quella del viaggiatore Ibn Giubayr del 1185 che ricorda, oltre la città, l’esistenza di una “rocca che non se ne vide mai altra più formidabile”. Nel 1183 e nel 1190 è attestato come castellano di Cefalù un tale Simone. Nel 1223 il castello subisce un passaggio di mano, passando dalla giurisdizione vescovile (nella quale era finora stato) al controllo della monarchia. Nel 1266 sono menzionati terra e castrum. Nel 1274 – 1282 il castello e la città sono interamente demaniali, così come testimoniato da Michele da Piazza; ugualmente nel XV secolo.
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